Juggling Magazine march 2014, n.62 | Page 17

Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 15 versione integrale del testo su www.jugglingmagazine.it > extra > escapades > la tigre di peluche scenici o, addirittura, con i suoi tendoni al centro di autorevoli festival di teatro, come quello di Avignon, tanto per citarne uno. Nella sua incubazione il circo ha accarezzato molti desideri e travolto molti generi, li ha messi sotto la sua tenda; la sfida è ancora aperta visto che si rivolge con sempre più successo alle nuove tecnologie. Il circo alternativo lascia volentieri ad attori, ai ballerini, cantanti lirici, a videomaker di eccellere nelle loro specialità. Perché al puro non è interessato, il suo sguardo è rivolto all’ibrido, alla maniera di comporre e ricomporre secondo i suoi codici. Il circo vuole e deve eccellere nel collage che è anima sua. La sua forza primitiva è l’ostentazione della real- tà. E questa realtà si fa teatro potente. Nella sua Storia del Circo, De Ritis(5) ci ricorda che il teatro tenta il buio e il segreto, gli artifici per narrare, mentre il primo circo si produce in una pista illuminata da un grande lampadario. Il circo non cela bramoso, espone fiero. I suoi corpi segnati dalle cinghie, i muscoli scolpiti dalla tenacia, gli sguardi fusi coi riflessi, il sarcasmo tragico del clown ed altri mille tratti raccontano di per sé infinite storie vere. Questo fa sì che il genere scivoli con la sua materia fisica su innumerevoli altri ambiti senza mai perdere la propria identità. Non si tratta dell’arte dell’insalata o dell’insalata delle arti ma di una vera e propria filosofia di composizione. Per questo il circo, e il suo concetto di rischio, può infiltrarsi agilmente nella scrittura di un testo o nella composizione di una melodia o meglio ancora in una frase di danza. (…) Nella composizione di circo, più che in ogni altra, è la somma delle arti che fa l’Arte. Azarame sperimentazione e dando troppa importanza a danza e teatro sulla scrittura, senza però avere le competenze di una ballerino o un attore, rischia di perdere l’autenticità del gesto circense.”(4) Accantono per mancanza di spazio l’idea di decriptare cosa sia o possa essere il gesto circense “autentico”; ammesso che ce ne sia uno o un tipo. Ma il succitato monito di Cristoforetti ha per oggetto un rischio, e quel rischio, a mio avviso, è la più grande rassicurazione. Direi una garanzia di circo; senza questo primordiale concetto il circo, semplicemente, non sarebbe. Il rischio è cardine delle arti della pista. Attraverso esso unicamente il circo si esprime e in tutte le sue forme basculano le emozioni essendo esso stesso ‘portatore sano’ di una realtà incontrovertibile. E per rischio vorrei riferirmi non solo direttamente alla prodezza fisica (che troppo spesso rimanda all’abusata estetica retrò) ma a tutto quello che tale concetto può includere nei termini di creazione dell’espressione scenica: se il rischio fosse dovuto rimanere solo quello fisico allora il circo avrebbe fatto bene a restare nella pista e nella sua folgorante estetica, lustrinata e performativa. Ma non è così: il saper correre rischi è ancora La ragione del circo odierno; nello sprezzo del pericolo il concetto di rischio, come poetica, si sdoppia e include il suo risvolto: il coraggio. Quel coraggio che il circo trascina in scena con i suoi attori che si avventurano nei più disparati campi e lo trasforma in una spregiudicatezza che sui palchi dei teatri è spesso cosa fresca ed emozionante. Grazie a questo coraggio il circo diviene oggi capace di immergersi anche in tematiche importanti e contattare nel pubblico emozioni profonde, di allontanarsi dal ruolo leggiadro e scanzonato che la letteratura circense gli ha troppo semplicisticamente affibbiato e che negli ultimi quarant’anni il circo commercial-familiare ha somatizzato. Il gesto circense che rischia di perdersi è ritrovato: quella “spacconeria” a tutto campo, quell’osare che dalla tecnica passa alla scrittura e la intride di una verità che convince e disarma pubblico, teatranti e ballerini. (…) Il circo contemporaneo, oggi, con la consapevolezza dei propri limiti e carico del rischio di calcare la scena, arriva nei palco- 1) Alfredo Giuliani, riferendosi al tema dei collages di pittura e parole nello sperimentale incontro tra pittura e letteratura degli anni ‘60. 2) La definizione circo “alternativo” ci viene in aiuto per descrivere in tutte le sue accezioni (cirque nouveau, actuel, contemporary, moderno, di creazione) e tutto quanto di alternativo si sia prodotto rispetto all’establishment di circo commercial-familiare impostosi nell’immaginario collettivo contemporaneo. 3) “Circo e cultura” Paul Bouissac, Sellerio Editore Palermo (1986) 4) Citazione da articolo apparso su Juggling Magazine 5) Storia del Circo, dagli acrobati egizi al Cirque du Soleil di Raffele De Ritis, Bulzoni Editore (2008) j u g g l i n g m a g a z i n e n u m e r o 6 2 m a r z o 2014 15