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scenici o, addirittura, con i suoi tendoni al
centro di autorevoli festival di teatro,
come quello di Avignon, tanto per citarne
uno. Nella sua incubazione il circo ha
accarezzato molti desideri e travolto molti
generi, li ha messi sotto la sua tenda; la
sfida è ancora aperta visto che si rivolge
con sempre più successo alle nuove tecnologie. Il circo alternativo lascia volentieri ad attori, ai ballerini, cantanti lirici, a
videomaker di eccellere nelle loro specialità. Perché al puro non è interessato, il
suo sguardo è rivolto all’ibrido, alla
maniera di comporre e ricomporre secondo i suoi codici. Il circo vuole e deve eccellere nel collage che è anima sua. La sua
forza primitiva è l’ostentazione della real-
tà. E questa realtà si fa teatro potente.
Nella sua Storia del Circo, De Ritis(5) ci
ricorda che il teatro tenta il buio e il segreto, gli artifici per narrare, mentre il primo
circo si produce in una pista illuminata da
un grande lampadario. Il circo non cela
bramoso, espone fiero.
I suoi corpi segnati dalle cinghie, i muscoli
scolpiti dalla tenacia, gli sguardi fusi coi
riflessi, il sarcasmo tragico del clown ed
altri mille tratti raccontano di per sé infinite storie vere. Questo fa sì che il genere
scivoli con la sua materia fisica su innumerevoli altri ambiti senza mai perdere la propria identità. Non si tratta dell’arte dell’insalata o dell’insalata delle arti ma di una
vera e propria filosofia di composizione.
Per questo il circo, e il suo
concetto di rischio, può infiltrarsi agilmente nella scrittura di un testo o nella composizione di una melodia o
meglio ancora in una frase di
danza. (…) Nella composizione di circo, più che in ogni
altra, è la somma delle arti
che fa l’Arte.
Azarame
sperimentazione e dando troppa importanza a danza e teatro sulla scrittura,
senza però avere le competenze di una
ballerino o un attore, rischia di perdere
l’autenticità del gesto circense.”(4) Accantono per mancanza di spazio l’idea di
decriptare cosa sia o possa essere il gesto
circense “autentico”; ammesso che ce ne
sia uno o un tipo. Ma il succitato monito
di Cristoforetti ha per oggetto un rischio, e
quel rischio, a mio avviso, è la più grande
rassicurazione. Direi una garanzia di circo;
senza questo primordiale concetto il circo,
semplicemente, non sarebbe.
Il rischio è cardine delle arti della pista.
Attraverso esso unicamente il circo si
esprime e in tutte le sue forme basculano
le emozioni essendo esso stesso ‘portatore sano’ di una realtà incontrovertibile. E
per rischio vorrei riferirmi non solo direttamente alla prodezza fisica (che troppo
spesso rimanda all’abusata estetica retrò)
ma a tutto quello che tale concetto può
includere nei termini di creazione dell’espressione scenica: se il rischio fosse
dovuto rimanere solo quello fisico allora il
circo avrebbe fatto bene a restare nella
pista e nella sua folgorante estetica, lustrinata e performativa. Ma non è così: il
saper correre rischi è ancora La ragione
del circo odierno; nello sprezzo del pericolo il concetto di rischio, come poetica, si
sdoppia e include il suo risvolto: il coraggio. Quel coraggio che il circo trascina in
scena con i suoi attori che si avventurano
nei più disparati campi e lo trasforma in
una spregiudicatezza che sui palchi dei
teatri è spesso cosa fresca ed emozionante. Grazie a questo coraggio il circo diviene oggi capace di immergersi anche in
tematiche importanti e contattare nel
pubblico emozioni profonde, di allontanarsi dal ruolo leggiadro e scanzonato che
la letteratura circense gli ha troppo semplicisticamente affibbiato e che negli ultimi quarant’anni il circo commercial-familiare ha somatizzato. Il gesto circense che
rischia di perdersi è ritrovato: quella
“spacconeria” a tutto campo, quell’osare
che dalla tecnica passa alla scrittura e la
intride di una verità che convince e disarma pubblico, teatranti e ballerini. (…) Il
circo contemporaneo, oggi, con la consapevolezza dei propri limiti e carico del
rischio di calcare la scena, arriva nei palco-
1) Alfredo Giuliani, riferendosi al tema
dei collages di pittura e parole nello
sperimentale incontro tra pittura e
letteratura degli anni ‘60.
2) La definizione circo “alternativo” ci
viene in aiuto per descrivere in tutte
le sue accezioni (cirque nouveau,
actuel, contemporary, moderno, di
creazione) e tutto quanto di
alternativo si sia prodotto rispetto
all’establishment di circo
commercial-familiare impostosi
nell’immaginario collettivo
contemporaneo.
3) “Circo e cultura” Paul Bouissac,
Sellerio Editore Palermo (1986)
4) Citazione da articolo apparso su
Juggling Magazine
5) Storia del Circo, dagli acrobati egizi
al Cirque du Soleil di Raffele De
Ritis, Bulzoni Editore (2008)
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