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IL CIRCO,
ARTE DEL RISCHIO
E DEL CORAGGIO
regia di Salvatore Frasca
LR ORE ERC O D L O A G
IC C A T D L S H E EC R G O
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Il rischio e l’indecifrabile autenticità del
gesto circense”…erano fatti che non si
potevano spiegare con la rozzezza concettuale che contiene la parola interdisciplinarietà. (…) come si poteva uscire dal
quel pantano, da quel conformismo estetico, di poetiche di ideologie? si poteva fare
soltanto andando a scoprire da dove venivamo.” Alfredo Giuliani(1)
L’attuale fenomeno circo contemporaneo,
che nel corso dell’ultimo trentennio
potrebbe essere più correttamente definito circo “alternativo“(2), trae le sue origini
nella pista, che per vocazione ospita e
mescola arti varie.
Un comune denominatore di questa felice
divagazione di genere sembra essere la
contaminazione delle arti e delle tecniche,
cosa che include l’ansioso, e annoso, rapporto con i nuovi linguaggi tecnologici,
con cui tutti gli artisti contemporanei
devono prima o poi confrontarsi e posizionare il proprio lavoro/poetica. Il circo oggi,
imperterrito, continua la sua missione di
concentratore d’arti e nuove forme che
sapientemente miscela alle vecchie, e per
farlo scoda e si dibatte continuando a stupirci. È facile affermare che nella sua
‘demarche’ storica (dalle sue giovani origini ai nostri giorni) la commistione di
generi non è cosa nuova; la pluridisciplinarietà nel circo tradizionale non rappresenta nessunissima innovazione. Ma se
dall’origine la vocazione del circo è quella
di radunare su un’unica pista un programma sequenziale d’artisti e discipline diver-
se non altrimenti legate che dalla spettacolarità della tecnica, oggi sembra diversa
la prospettiva dell’insieme; questo raggruppamento diventa il concetto base
della creazione artistica e non una sua
derivazione.
Mischiare tutto. Questa è comunque la
regola d’oro del circo di sempre: tecniche
quindi abilità, persone quindi caratteri.
(…) È quel ‘tutti fanno tutto’ che da
necessità collaterale della difficile contingenza dello spettacolo viaggiante oggi
s’erge ad anima propulsiva dell’odierno
movimento teatral-circense. Un carattere
che trasla di ruolo e che, non cadendo
perso, germoglia e frutta. Al di là delle
specializzazioni tecniche e della somma di
sapere “fuori pista” che sempre il circo trasporta, comincia a farsi posto una polivalenza esuberante che porta allo studio di
più tecniche, anche diversissime tra loro, e
che spinge al limite le possibilità di
apprendimento e di esecuzione umane.
(…) Le figure classiche tutte si fondono in
una nuova eccentrica dimensione dell’attore, quello di circo, formatosi in ambienti “extra-familiari”. Le sue conoscenze tecniche ed artistiche non derivano dalla tradizionale trasmissione diretta e familiare,
né soffre del manierismo teatrale o del
più rigido circense. Le sue tecniche da
soggetto dell’esibizione divengono strumenti del suo linguaggio.
E se Paul Bouissac, nel suo monumentale
“Circo e cultura