Juggling Magazine march 2014, n.62 | Page 16

Jug n 62:JUG new 17/03/14 18:37 Pagina 14 IL CIRCO, ARTE DEL RISCHIO E DEL CORAGGIO regia di Salvatore Frasca LR ORE ERC O D L O A G IC C A T D L S H E EC R G O I , I I I Il rischio e l’indecifrabile autenticità del gesto circense”…erano fatti che non si potevano spiegare con la rozzezza concettuale che contiene la parola interdisciplinarietà. (…) come si poteva uscire dal quel pantano, da quel conformismo estetico, di poetiche di ideologie? si poteva fare soltanto andando a scoprire da dove venivamo.” Alfredo Giuliani(1) L’attuale fenomeno circo contemporaneo, che nel corso dell’ultimo trentennio potrebbe essere più correttamente definito circo “alternativo“(2), trae le sue origini nella pista, che per vocazione ospita e mescola arti varie. Un comune denominatore di questa felice divagazione di genere sembra essere la contaminazione delle arti e delle tecniche, cosa che include l’ansioso, e annoso, rapporto con i nuovi linguaggi tecnologici, con cui tutti gli artisti contemporanei devono prima o poi confrontarsi e posizionare il proprio lavoro/poetica. Il circo oggi, imperterrito, continua la sua missione di concentratore d’arti e nuove forme che sapientemente miscela alle vecchie, e per farlo scoda e si dibatte continuando a stupirci. È facile affermare che nella sua ‘demarche’ storica (dalle sue giovani origini ai nostri giorni) la commistione di generi non è cosa nuova; la pluridisciplinarietà nel circo tradizionale non rappresenta nessunissima innovazione. Ma se dall’origine la vocazione del circo è quella di radunare su un’unica pista un programma sequenziale d’artisti e discipline diver- se non altrimenti legate che dalla spettacolarità della tecnica, oggi sembra diversa la prospettiva dell’insieme; questo raggruppamento diventa il concetto base della creazione artistica e non una sua derivazione. Mischiare tutto. Questa è comunque la regola d’oro del circo di sempre: tecniche quindi abilità, persone quindi caratteri. (…) È quel ‘tutti fanno tutto’ che da necessità collaterale della difficile contingenza dello spettacolo viaggiante oggi s’erge ad anima propulsiva dell’odierno movimento teatral-circense. Un carattere che trasla di ruolo e che, non cadendo perso, germoglia e frutta. Al di là delle specializzazioni tecniche e della somma di sapere “fuori pista” che sempre il circo trasporta, comincia a farsi posto una polivalenza esuberante che porta allo studio di più tecniche, anche diversissime tra loro, e che spinge al limite le possibilità di apprendimento e di esecuzione umane. (…) Le figure classiche tutte si fondono in una nuova eccentrica dimensione dell’attore, quello di circo, formatosi in ambienti “extra-familiari”. Le sue conoscenze tecniche ed artistiche non derivano dalla tradizionale trasmissione diretta e familiare, né soffre del manierismo teatrale o del più rigido circense. Le sue tecniche da soggetto dell’esibizione divengono strumenti del suo linguaggio. E se Paul Bouissac, nel suo monumentale “Circo e cultura