IVISTA CULTURA OLTRE - NUMERO 1 -GENNAIO 2020 RIVISTA CULTURA OLTRE GENNAIO 2020 | Page 6

tali influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera quella sua intensa sensualità in trepide visioni. Avviato agli studi tecnici, apprese poi da sé le lingue classiche; dal 1941 al 1968 insegnò let- teratura italiana nel conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Formatosi nel gusto della poesia ermetica, dopo iniziali riecheggiamenti ungarettiani e montaliani, trovò appropriata espressione alla sua densa e dolente sensua- lità in trepide visioni di terre, acque, stagioni, in un’aura arcanamente me- more di metamorfosi e di miti (Acque e terre, 1930; Oboe sommerso, 1932; Odore di Eucalyptus ed altri versi, 1933; Erato e Apollion, 1936; Poesie, 1938; Ed è subito sera, 1942, in cui confluirono le raccolte precedenti); e successivamente, con l’approfondirsi di quel senso a coscienza del dolore, in evocazioni più aderenti alla realtà storica e sociale, dai modi sempre ele- giaci ma più articolati ed effusi, anche se insidiati talora da cadute nel pro- sastico (Giorno dopo giorno, 1947; La vita non è sogno, 1949; Il falso e vero verde, 1956; La terra impareggiabile, 1958). Negli ultimi anni di vita intra- prese molti viaggi in Europa e fuori d’Europa che gli suggerirono diverse composizioni di Dare e avere (1966), la sua ultima raccolta, che è anche un testamento spirituale. L’ossessionante incontro con la morte (già affiorante ne La terra impareggiabile) è un evento dal poeta avvertito come non lon- tano nel tempo per il peggiorare delle sue condizioni fisiche («Non ho paura della morte, / come non ho avuto timore della vita»). Ne deriva soprattutto un distacco dalla materia quotidiana e dalle occasioni contingenti che pos- sono aver ispirato le singole liriche. Al graduale affrancarsi del suo linguag- gio dallo stretto analogismo iniziale contribuì la sua assidua opera di tradut- tore dai poeti greci e latini (Lirici greci, 1940; Il fiore delle Georgiche, 1942; Dall’Odissea, 1946; Edipo re, 1947; Canti di Catullo, 1955; Fiore dell’Antolo- gia Palatina, 1958). Curò anche alcune traduzioni da Shakespeare, e com- pilò un’antologia della Lirica d’amore italiana, dalle origini ai nostri giorni (1957) e un’altra della Poesia italiana del dopoguerra (1958). Un comples- sivo cenno a parte, inoltre, meritano varie introduzioni prevalentemente dedicate a opere di artisti contemporanei (ma non manca una su Michelan- gelo), nonché quelle ai volumi della collana «Poeti italiani contemporanei» diretta dallo stesso poeta. Da ricordare anche i volumi Scritti sul teatro (1961), Il poeta e il politico e altri saggi (1967), Poesie e discorsi sulla poesia (post., 1971), A colpo omicida e altri scritti (post., 1977). [Enciclopedia Tec- cani]. 5