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tali influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo,
che libera quella sua intensa sensualità in trepide visioni. Avviato agli studi
tecnici, apprese poi da sé le lingue classiche; dal 1941 al 1968 insegnò let-
teratura italiana nel conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Formatosi nel
gusto della poesia ermetica, dopo iniziali riecheggiamenti ungarettiani e
montaliani, trovò appropriata espressione alla sua densa e dolente sensua-
lità in trepide visioni di terre, acque, stagioni, in un’aura arcanamente me-
more di metamorfosi e di miti (Acque e terre, 1930; Oboe sommerso, 1932;
Odore di Eucalyptus ed altri versi, 1933; Erato e Apollion, 1936; Poesie,
1938; Ed è subito sera, 1942, in cui confluirono le raccolte precedenti); e
successivamente, con l’approfondirsi di quel senso a coscienza del dolore,
in evocazioni più aderenti alla realtà storica e sociale, dai modi sempre ele-
giaci ma più articolati ed effusi, anche se insidiati talora da cadute nel pro-
sastico (Giorno dopo giorno, 1947; La vita non è sogno, 1949; Il falso e vero
verde, 1956; La terra impareggiabile, 1958). Negli ultimi anni di vita intra-
prese molti viaggi in Europa e fuori d’Europa che gli suggerirono diverse
composizioni di Dare e avere (1966), la sua ultima raccolta, che è anche un
testamento spirituale. L’ossessionante incontro con la morte (già affiorante
ne La terra impareggiabile) è un evento dal poeta avvertito come non lon-
tano nel tempo per il peggiorare delle sue condizioni fisiche («Non ho paura
della morte, / come non ho avuto timore della vita»). Ne deriva soprattutto
un distacco dalla materia quotidiana e dalle occasioni contingenti che pos-
sono aver ispirato le singole liriche. Al graduale affrancarsi del suo linguag-
gio dallo stretto analogismo iniziale contribuì la sua assidua opera di tradut-
tore dai poeti greci e latini (Lirici greci, 1940; Il fiore delle Georgiche, 1942;
Dall’Odissea, 1946; Edipo re, 1947; Canti di Catullo, 1955; Fiore dell’Antolo-
gia Palatina, 1958). Curò anche alcune traduzioni da Shakespeare, e com-
pilò un’antologia della Lirica d’amore italiana, dalle origini ai nostri giorni
(1957) e un’altra della Poesia italiana del dopoguerra (1958). Un comples-
sivo cenno a parte, inoltre, meritano varie introduzioni prevalentemente
dedicate a opere di artisti contemporanei (ma non manca una su Michelan-
gelo), nonché quelle ai volumi della collana «Poeti italiani contemporanei»
diretta dallo stesso poeta. Da ricordare anche i volumi Scritti sul teatro
(1961), Il poeta e il politico e altri saggi (1967), Poesie e discorsi sulla poesia
(post., 1971), A colpo omicida e altri scritti (post., 1977). [Enciclopedia Tec-
cani].
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