di
LEO TODARO
Il Partito Democratico (PD) è sempre stato un partito con
"tante anime", personalità e visioni contrapposte. Questa
caratteristica ha avuto in fondo anche aspetti positivi,
visto che altri partiti italiani oggi propongono spesso un
modello di partito "personale" con una forte disciplina
interna: il capo decide tutto, insieme a pochi fedelissimi e
chi insiste a volere discutere o criticare la linea del leader
fa una brutta fine. Ne abbiamo visto diversi esempi, nel
partito di Berlusconi, ma anche nel Movimento 5 Stelle.
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Ecco, nel PD non hanno ancora rinunciato a strumenti
a tutti i contenuti come i congressi nazionali - quando i dirigenti si
incontrano, discutono e votano a maggioranza linea
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politica e segretario - o le cosiddette primarie pre-elezioni con leto gainbase degli iscritti e dei
quali la full access
simpatizzanti, sceglie i candidati.
Anche nei grandi partiti di un tempo, ad esempio nella
Democrazia Cristiana, esistevano le cosiddette "correnti",
gruppi con un sottocapo, in competizione gli uni con gli
altri e/o con la linea prevalente. Ma mentre la vecchia DC,
tra molti difetti, aveva almeno il pregio di salvare le
apparenze (i panni sporchi si lavano in casa), le "tante
anime" del PD danno al partito una irrequietezza
schizofrenica: se la maggioranza dice A, c'è sempre
ITALIA NOSTRA #2 Estate 2015
contrapposto opposto,
in contrasto
linea politica decisa dai
capi o dalla
maggioranza
nel partito di Berlusconi
Fini, un tempo alleato, fu
cacciato perché
criticava Berlusconi Alfano e molti altri
andarono via da Forza
Italia, dando vita a un
proprio partito, Nuovo
C