Progetti di Postproduzione per la città interrotta
Il lavoro propone una riflessione sul progetto interpretato come
manipolazione dell’esistente. Se per la modernità l’esistente
si poneva come un ostacolo alle trasformazioni (Plan Voisin di
Le Corbusier); diventa la premessa di ogni modificazione negli
anni ‘60 e ‘70 (E. N. Rogers, A. Rossi, V. Gregotti) oggi subisce
uno slittamento di senso grazie al quale l’esistente coincide con
il luogo delle trasformazioni e dunque da insieme di manufatti
esso diventa un testo da scrivere e riscrivere dal quale ripartire
per rinominare i luoghi, le periferie e per ricucire i frammenti di
un’edilizia degenerata. Tale riflessione è al centro del nostro
lavoro di sperimentazione progettuale e di ricerca sul progetto
dell’esistente e restauro del paesaggio, assunto come campo
delle scelte trasformative da operare nel progetto1 .
Lo sguardo sull’esistente come materia, come corpo da
modificare, da alterare con l’intento di ricostruire un patrimonio
immaginario collettivo può avvenire attraverso una postproduzione
(N. Bourriaud), termine preso in prestito dal linguaggio audiovisivo
per indicare una modalità di azione che utilizza come materia
prima, materiale culturale preesistente, proveniente tanto dalle
opere di altri artisti quanto dal mondo della comunicazione e dal
sistema dei media, rimontanto e riimpaginato. Postproduction
individua l’opera d’arte contemporanea come “un sito di