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Approfondimenti www.sussidiario.net, Marina Minoli, "Chiediamoci chi è il bravo docente", settembre 2016 Marina Minoli Da insegnante di lingua inglese mi sento di suggerire la lettura di un testo “Planning lessons and courses”- Wooodward- ed. Cambridge. Cinzia Marrone Pianifico il mio lavoro e creo un diario delle attività. Vi rimando ad un lavoro che ho svolto con una classe terza di un serale l'anno scorso: https://www.epubeditor.it/ebook/?static=58984 Filomena Montella Questo è il bellissimo articolo di Shelly Sanchez che mi sento di condividere: https://www.teachingenglish.org.uk/blogs/shelly-terrell/animate-your-course-book-engaging- activities Tiziana Angiolini La non-pianificazione Pianificare una lezione richiede molto tempo, poggiando tra l'altro su una preparazione vasta e acquisita nel tempo.... ci pensiamo già molto prima dell'avvio delle attività a scuola, la riprendiamo in mano i giorni precedenti, rielaboriamo il tutto... siamo pronti! poi però si arriva in classe e ci troviamo di fronte l'imprevisto e l'imprevedibile... il castello che avevamo costruito cade nel nulla e occorre ripartire da zero o quasi! Ma serve davvero programmare? si può davvero pianificare una lezione? Non basterebbe avere chiaro un obiettivo e lasciare aperte le porte del dove e come procedere? E se la pianificazione fosse addirittura controproducente? Si può vivere "alla giornata" nel ruolo di insegnante? Pianificare secondo me non significa avere una tabella di marcia segnata come avviene ad esempio nel caso dei conducenti del treno o dell'autobus. Il docente deve avere sempre a disposizione la propria "cassetta degli attrezzi" da utilizzare nelle diverse circostanze e a seconda degli studenti. Carmelo Salvatore Benfante Picogna Chi ama programmare, come me, viaggia sempre con il piano B in tasca! Che non può che essere: Se l'onda è alta, lasciati portare dall'onda! È chiaro che la classe, con i suoi bisogni e i singoli individui, creano correnti, fuor di metafora determinano il corso delle attività. E non si possono costringere nella scatola di una programmazione, per sua natura limitata. Ma resto dell'idea che una regia sia necessaria. Flessibile, certo! Ecco una parola chiave: Flessibilità. Monica Giansanti Programmare mi aiuta nel focalizzare, e quindi riflettere, sugli elementi che compongono l'unità d'apprendimento (obiettivi- tempi- contenuti- metodi...) e di cui tenere conto. Contemporaneamente però mi scosto da ciò ogni qualvolta un evento, un'osservazione, una curiosità degli alunni richiedono un l'approfondimento particolare. L'aspetto interessante della 27