IL SUD ON LINE MAGAZINE 18 - Il Sud On Line - 7 maggio 2016 | Page 9

incollato lo spettatore alla tv, ma spesso manca l’umanità, anche se i giornalisti fanno a gara per chiamare la piccola Fortuna, Chicca. Il fatto è che Chicca, potrebbe essere chiunque, la figlia dei vicini di casa, l’amichetta di nostra figlia o di nostra nipote, la bambina che incontriamo al parco, ma forse non vogliamo pensarci e releghiamo al Parco Verde le nostre paure, come se al di fuori di quell’area la pedofilia quasi non esistesse.

Quello che manca nel mare di trasmissioni televisive sul terribile omicidio è il pensiero per quei bambini che hanno squarciato il velo di bugie ed omertà messo in piedi dagli adulti, manca il pensiero per quei bambini costretti a vivere gomito a gomito con il mostro, anzi i mostri, manca la consapevolezza che inchioda tutta l’umanità a questa vergognosa colpa. Manca il pensiero di cosa sarà di quei bambini che sono stati al centro del circo mediatico, una volta che i riflettori saranno spenti, manca il pensiero di aver creato le condizioni affinché quei bambini si portino dietro per tutta la vita, oltre le violenze in alcuni casi, anche il marchio di provenire da quel parco. Ma il Parco Verde può essere ovunque, ad ogni latitudine e in ogni ambiente, prolifica nel degrado e nell’ignoranza, ma non è circoscritto, non è qualcosa lontano da noi. Ha ragione padre Maurizio Patriciello: “Non chiamatelo palazzo degli orrori”

Che Sud Che Fa

a chi ravvede, come fa ancora Bei, “tra quei milioni di elettori, dove la propaganda leghista fatica ancora a sfondare per antica diffidenza…” un bacino di consenso in cui renzi potrebbe “fare man bassa, visto lo stato comatoso del centrodestra”. Ecco perché il Sud torna al centro della contesa. E Napoli torna ad essere uno dei principali terreni di scontro politico.

Napoli, cioè Bagnoli. Svanito del tutto il Masterplan a cui stava lavorando Claudio De Vincenti, Renzi non se ne può giovare e quindi la sua “agenda setting” deve virare verso Bagnoli, metonimia di Napoli, a sua volta sineddoche del Mezzogiorno. “Bagnoli – scrive nella sua ultima enews il presidente Renzi – è un simbolo straordinario. Area bellissima, meravigliosa. Totalmente abbandonata da una politica incapace di decidere. Da una politica maestra nell’arte del rimpallo di responsabilità. Abbiamo deciso di decidere. E visto che il Comune non lo faceva, lo abbiamo fatto noi, nominando un Commissario.

La scalata del tema Bagnoli nella hit parade argomentativa di Renzi costringe De Magistris a rincorrerlo su quella china.

Per il sindaco era pronta un nuovo sacco di Napoli ad opera delle lobbies delle costruzioni. “Ci hanno detto di tutto – chiosa Renzi riferendosi al primo cittadino – accusandoci di interessi e mani sulla città. Poi quando hanno visto il progetto si sono dovuti fermare. Non c’è un solo centimetro cubo in più di quanto previsto dal Comune. Anzi ci sono meno case e meno spazi commerciali. C’è invece una sorpresa per gli addetti ai lavori, una sorpresa che tuttavia io ritengo un atto dovuto: eliminiamo la colmata”.

Il premier si sofferma anche a spiegare che cos’è. La colmata è una roba che da sola vale undici ecomostri.

“E’ il più grande scandalo ambientale di Bagnoli. Un milione di metri cubi di rifiuti lasciati a marcire per decenni. Ci vorranno 272 milioni di euro per ripulire le schifezze che sono state fatte nei 230 ettari di Bagnoli. Ma per noi è una priorità. E lo Stato c’è. Perché se riparte Bagnoli, riparte Napoli e riparte il Mezzogiorno”. Più chiaro di così…

L’operazione Bagnoli porterà risanamento ambientale e lavoro, anche dall’estero.

Il gioco, insomma, si è fatto improvvisamente duro. E De Magistris non si è potuto più tirare indietro. Ha trasformato le elezioni amministrative in una battaglia politica. Ed infatti è quello il piano su cui si colloca la sua polemica con Renzi. L’ex magistrato punta a coprire uno spazio che sta tra il Pd e il variegato mondo della sinistra antagonista, oggi in crisi di rappresentanza, succhiando un po’ di voti al Movimento 5 stelle e, dall’altro canto, incassando i consensi dall’area dei cosiddetti “neoborbonici”. Una strategia che gli esperti di calcio definirebbero come un “movimento senza palla teso ad aggredire gli spazi”, e che per altri versi è tra le opzioni tecniche anche di Michele Emiliano.

Ma anche Antonio Bassolino, uomo al quale va riconosciuto uno spiccatissimo senso tattico. Non sceglie, come De Magistris, il terreno dello scontro in campo aperto. Cosa che non fece nemmeno negli anni Novanta, quando poteva essere ispiratore di una nuova stagione della politica con il partito dei sindaci e invece si fermò a Eboli: scelse rapidamente di ripiegare i vessilli non appena partì da D’alema, allora presidente del Consiglio, una durissima reprimenda sui sindaci cacicchi… E fu premiato, divenendo ministro del Lavoro per una breve e d infausta stagione.

Ancora una volta, Bassolino potrebbe trarre il massimo profitto dalle difficoltà altrui. Di Valeria Valente che rischia di non arrivare al ballottaggio. Ma anche di Matteo Renzi, che rischia di perdere la battaglia di Napoli, nonostante il pacchetto Bagnoli. Il capo del governo non si può permettere una Napoli definitivamente “derenzizzata”. Dove il primo ministro politica venga accolto – a prescindere – con sassi e bottiglie di vetro. Ancora una volta Bassolino medita di poter ottenere il massimo nelle condizioni date. Ha perduto le primarie, ma affinché il PD vinca le “secondarie” di giugno, il suo apporto è indispensabile. C’è da scommettere che lo farà pesare non facendo sconto nemmeno sulla tara.