Al Sud la caduta degli investimenti fissi lordi è stato più forte che nel Nord, -38% rispetto a -27%; un ulteriore elemento, questo, che comprime la crescita, e al quale ha contribuito non poco il fatto che la spesa in conto capitale della PA dal 2001 al 2013 è crollata del 39% al Sud rispetto al -19% del Nord”.
di CLAUDIO D'AQUINO
Gli anni passano, le cose cambiano, ma la matrice con cui i media giudicano i fatti di Napoli (e dei napoletani) resta scolpita nella pietra, come le tavole di Mosè. E non muta nemmeno di un pelo. Basta leggere i giornali nazionali per averne conferma. Conferma di che? Sì, certo, Napoli è splendida. Sì, certo, dal Palazzo Reale di Capodimonte al tunnel borbonico, la città enumera decine di tesori antichi e nuovi. Sì, certo, il panorama è magnifico. Ma i napoletani? E quelli sono sempre là, sporchi come la carta. Diavoli capitati in Paradiso per sbaglio. Per dirla tutta, e con vernacolare metafora: “Il presepe è bello, so’ i pastori che non so’ buoni”…
Ultimo episodio? Corrado Augias. Eccolo, dalla pagina di “Lettere e commenti” di Repubblica del 12 aprile. L’epilogo della recente protesta anti Renzi, culminata con gli scontri di via Caracciolo apparsi sulle tv di mezzo mondo, è stato rubricato come rigurgito di “sanfedismo lazzaro”. E poco importa se, per un fattariello del genere, si disturbando i martiri del 1799 (e Cuoco e Croce e Antonio Gramsci, persino Enzo Striano col “Resto di niente”? Ma Augias può. E difatti il suo palchetto si intitola, in maniera inequivoca: “Napoli, Bagnoli e i lazzari”. Risponde da tal pulpito ad Alessio Esposito, giovane storico partenopeo, che prova a rintuzzare le opinioni espresse a sua volta da Stefano Folli il quale, nel suo editoriale di giovedì 7 aprile sullo stesso giornale, traccia un parallelo tra le proteste inscenate a Napoli e i boia chi molla (di matrice, manco a dirlo, sanfedista) che caratterizzò “la famigerata rivolta di Reggio Calabria del 1970”. La matrice vera di quella rivolta fu invece…. fascista. Ed infatti che c’entra la protesta di Napoli con la sommossa di Reggio, si chiede Esposito? E che c’entra il sanfedismo?
La protesta di Napoli ha tutt’altra origine. E’ incardinata nel “centri sociali”. Il corteo anti governativo è stato indetto con un manifesto intitolato (“Renzi Statt a casa”) dalle seguenti sigle: Bagnoli Libera, StopAusterity; DecideLaCittà; NoBuonaScuola; NoSbloccaItalia… Ci sarebbe bel poco da equivocare, diciamo.La cronaca della giornata dice che lungo il percorso il corteo si incrocia con i cassintegrati Fiat e un po’ di disoccupati. Poi sfugge al pressing delle forze di polizia, risalendo i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Rispunta a Via Chiaia, quindi ragiunge via Caracciolo. Ed è lì che ingaggia il braccio di ferro coi celerini.
“Secondo stime realizzate con il modello econometrico SVIMEZ, se nel 2016 si spendessero per intero per il Sud le risorse liberate dalla clausola per gli investimenti dello 0,3% del Pil, pari, con i cofinanziamenti, a 7 miliardi di euro, l’impatto sul Pil del Mezzogiorno sarebbe del +0,8%, cosa che porterebbe a un raddoppio del Pil del Mezzogiorno, da un dato tendenzialmente stimato dalla SVIMEZ del +0,7% al +1,5%, molto vicino al +1,6% previsto per il Centro-Nord. Questo per ribadire, come sostiene da anni la SVIMEZ, la necessità di investimenti pubblici soprattutto al Sud per il rilancio della crescita, rispetto alle politiche di austerità”.