L’importanza di “esserci”
Vittorino Andreoli –
Lettera a un adolescente
L’autore di Lettera a un Adolescente,
Vittorino Andreoli, è uno psichiatra di
fama mondiale, già direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona e
membro della New York Academy of
Sciences. L’autore utilizza un linguaggio sempre molto diretto e semplice
che è destinato non solo agli adolescenti, ma anche ai genitori. Il suo punto di vista rimane quello di un “padre”
o di un “nonno”: un adulto saggio
pronto ad aiutare, con un sentimento
d’amore paterno, tutti quei giovani che
attraversano un periodo difficile come
quello dell’adolescenza.
Nell’incipit della lettera l’autore parla
del comportamento di un padre che
lascia il figlio libero di fare, anche di
sbagliare, senza dimenticare di ammonirlo prima sulle conseguenze del suo
comportamento. L’idea dello scrittore è
condivisibile perché, come dice il fa-
moso detto, “sbagliando si impara”.
L’adolescente non ascolterà mai i
consigli degli adulti perché è contro
la sua natura, e i continui richiami
sono a volte una perdita di fiato per i
genitori. Quindi, un padre o una madre non devono né proibire qualcosa,
né minacciare i figli (la minaccia è la
peggiore azione che possa fare un
genitore nei confronti del figlio), ma
avvertirli sulle conseguenze future e
comunicare loro il proprio parere su
quel particolare fatto, oggetto di contrasto. In questo caso non si svolge
soltanto il ruolo di genitore, ma anche quello di “educatore”, cioè vengono esposte le idee del genitore e
non imposte.
Grande importanza è data dal saggista al tema del dialogo tra genitori e
figli, necessario in ogni famiglia, a
patto che non si creino fastidiose
ingerenze nella vita degli adolescenti, i quali devono raccontare quanto
avviene nella loro vita, e i genitori
devono aiutarli nelle scelte, “portarli
sulla retta via”, quando è necessario.
Grazie a un sereno dialogo, gli adolescenti instaurano un rapporto di amicizia e di collaborazione reciproca
che durerà tutta la vita con il padre e
la madre.
Un altro tema trattato da Andreoli è
quello della fiducia tra genitori e
figli: i genitori, essendo più grandi e
quindi “con più anni sulle spalle”, devono rappresentare per gli
adolescenti “un’oasi felice” dove
poter riprendere le forze dal duro e
triste deserto che ci circonda, che
rappresenta la società di oggi. La
famiglia deve essere per i ragazzi una
presenza importantissima che li deve
aiutare nella vita di tutti i giorni, e
quindi i ragazzi non devono vederla
come una “elemento” secondario e
che opera solo per creare del malcontento, dando a volte giudizi e
consigli che non vanno nella loro
stessa direzione.
L’autore, parlando del tempo vissuto dagli adolescenti, afferma che
viviamo il giorno “come se non ci
fosse un domani”: per noi conta solo
il presente (come se avessimo messo
radici soltanto in esso), siamo
“ciechi” nei confronti del futuro e
dubitiamo dei fatti accaduti in passato che ci potrebbero dare una lezione. Personalmente, devo ammettere che sono una persona molta
riflessiva e che guarda al futuro,
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