L’immigrazione male del secolo?
L’immigrazione fin dal passato ha
rappresentato un fenomeno alquanto
presente nella storia del mondo; basti
pensare che il popolamento della
terra è stato in buona parte un succedersi di migrazioni di popoli, avvenute con lo scopo di trovare luoghi
idonei dove accrescersi e svilupparsi.
Ultimamente, però, i flussi migratori
verso il continente europeo sono
sempre più imponenti e continui,
tanto da costituire un vero e proprio
disagio sociale, soprattutto per il nostro Stato che, nonostante la maestosa forza di volontà e voglia di accoglienza verso i popoli immigrati,
visto il flusso copioso, riscontra serie
difficoltà nel dare ospitalità, a causa
anche dei costi eccessivi necessari
per poterli mantenere e rimpatriarli.
Tutto questo costituisce per il nostro
Paese, un grave problema sia economico che sociale. Nonostante ciò
l’Italia cerca di garantire, comunque,
attraverso dei patti con altri Stati,
un’adeguata assistenza umanitaria,
tramite anche le forze armate che
assicurano il controllo in mare per
evitare ulteriori disastri.
A proposito di ciò, mi sento molto
vicino a questo specifico problema
dell’immigrazione, non perché io sia
un clandestino o abbia parenti di tale
provenienza, ma semplicemente perché attraverso il lavoro di mio padre, spesso ci troviamo in famiglia a
discutere su tale problematica e mi
ritrovo ad immaginare le sensazioni
provate da lui durante l’assistenza
in mare. Negli ultimi tempi, al ritorno dell’attività “Mare Nostrum” mi
è bastato guardare mio padre negli
occhi per capire quanta e quale sofferenza si cela dentro l’animo nel
vedere tanta di quella povera gente,
sconfitta dalla furia del mare, morta
annegata, mentre si cerca di consolare il dolore di qualche bimbo ancora ignaro del fatto che mai più
rivedrà il suo papà …..
Ed è proprio per questo che, quando
un militare prende in braccio un
bimbo pakistano o africano che sia,
alza gli occhi al cielo fiero di aver tratto in salvo una vita, poco
importa l’appartenenza ad un’altra
razza.
Gli immigrati sono persone provenienti da diverse parti del mondo, di
solito Africa, India, America Latina
che, per sfuggire ad una realtà fatta
di guerre e carestie, pagano degli
scafisti che illegalmente li trasportano fino in Sicilia in condizioni
igieniche e di sicurezza pessime.
Ma molti di essi, come si sa dagli
episodi di cronaca, perdono la vita
durante la traversata perché travolti
dalla furia del mare, a causa anche della precarietà dei barconi
dove navigano, chiamati appunto”carrette di mare”.
La loro non è “incoscienza”come
molti di noi comodamente agiati
possiamo pensare,
ma si tratta di
“disperazione” e
quando nel bivio si
trovano a scegliere
tra le due morti, preferiscono tentare il
“viaggio della speranza” con lo scopo
di un futuro migliore, con la speranza
soprattutto di trovare
un lavoro ed un’integrazione nella società. E sono proprio questi i
due punti che urtano con la realtà:
per noi italiani la disoccupazione
rappresenta un grande dilemma, e
questo è uno dei motivi che spesso
compromettono
l’integrazione, in quanto gli immigrati, per certi versi, sono ritenuti, seppur sbagliando, “ladri” di
un lavoro già precario.
Eppure, se riflettessimo ո