Il Michileangelo a.s. 2014-15 | Page 7

L’immigrazione male del secolo? L’immigrazione fin dal passato ha rappresentato un fenomeno alquanto presente nella storia del mondo; basti pensare che il popolamento della terra è stato in buona parte un succedersi di migrazioni di popoli, avvenute con lo scopo di trovare luoghi idonei dove accrescersi e svilupparsi. Ultimamente, però, i flussi migratori verso il continente europeo sono sempre più imponenti e continui, tanto da costituire un vero e proprio disagio sociale, soprattutto per il nostro Stato che, nonostante la maestosa forza di volontà e voglia di accoglienza verso i popoli immigrati, visto il flusso copioso, riscontra serie difficoltà nel dare ospitalità, a causa anche dei costi eccessivi necessari per poterli mantenere e rimpatriarli. Tutto questo costituisce per il nostro Paese, un grave problema sia economico che sociale. Nonostante ciò l’Italia cerca di garantire, comunque, attraverso dei patti con altri Stati, un’adeguata assistenza umanitaria, tramite anche le forze armate che assicurano il controllo in mare per evitare ulteriori disastri. A proposito di ciò, mi sento molto vicino a questo specifico problema dell’immigrazione, non perché io sia un clandestino o abbia parenti di tale provenienza, ma semplicemente perché attraverso il lavoro di mio padre, spesso ci troviamo in famiglia a discutere su tale problematica e mi ritrovo ad immaginare le sensazioni provate da lui durante l’assistenza in mare. Negli ultimi tempi, al ritorno dell’attività “Mare Nostrum” mi è bastato guardare mio padre negli occhi per capire quanta e quale sofferenza si cela dentro l’animo nel vedere tanta di quella povera gente, sconfitta dalla furia del mare, morta annegata, mentre si cerca di consolare il dolore di qualche bimbo ancora ignaro del fatto che mai più rivedrà il suo papà ….. Ed è proprio per questo che, quando un militare prende in braccio un bimbo pakistano o africano che sia, alza gli occhi al cielo fiero di aver tratto in salvo una vita, poco importa l’appartenenza ad un’altra razza. Gli immigrati sono persone provenienti da diverse parti del mondo, di solito Africa, India, America Latina che, per sfuggire ad una realtà fatta di guerre e carestie, pagano degli scafisti che illegalmente li trasportano fino in Sicilia in condizioni igieniche e di sicurezza pessime. Ma molti di essi, come si sa dagli episodi di cronaca, perdono la vita durante la traversata perché travolti dalla furia del mare, a causa anche della precarietà dei barconi dove navigano, chiamati appunto”carrette di mare”. La loro non è “incoscienza”come molti di noi comodamente agiati possiamo pensare, ma si tratta di “disperazione” e quando nel bivio si trovano a scegliere tra le due morti, preferiscono tentare il “viaggio della speranza” con lo scopo di un futuro migliore, con la speranza soprattutto di trovare un lavoro ed un’integrazione nella società. E sono proprio questi i due punti che urtano con la realtà: per noi italiani la disoccupazione rappresenta un grande dilemma, e questo è uno dei motivi che spesso compromettono l’integrazione, in quanto gli immigrati, per certi versi, sono ritenuti, seppur sbagliando, “ladri” di un lavoro già precario. Eppure, se riflettessimo ո