“FREEDOM IS ESCAPE ROUTE”
“Egli deve obbedire” – questo
l’imperativo categorico di Immanuel Kant padre della filosofia
La domanda è: il concetto morale
del “si deve” può essere applicato
alla società? Tutti devono obbedire agli imperativi: l’ufficiale deve
eseguire gli ordini del suo comandante, il cittadino deve pagare le
tasse imposte dallo Stato,
l’ecclesiastico deve insegnare la
parola di Dio secondo il credo
della Chiesa. Ognuno svolge un
compito preciso che gli viene
dato da “superiori”: ma è illecito
non obbedire? È contro le regole
manifestare il proprio disappunto?
L’uomo, per sua natura, vive ed
osserva ed è proprio grazie
all’attenta analisi e allo studio
delle cose che lo circondano, che
riesce a vivere, a vivere semplicemente perché “vivere bene” implica condizioni ideali che sono
abbastanza diverse da quelle reali. Dopo lo studio di determinate
situazioni, l’uomo non è neanche
libero di sottoporle a giudizio? Ed
ecco che chiunque si “ribelli” viene giudicato colpevole o non conforme alle leggi. Tutto ciò può
riportarci ai regimi totalitari:
l’autorità di Mussolini, di Hitler o
di Stalin era assoluta. Questi uo-
mini hanno furbescamente concentrato il potere nelle proprie
mani, operando una sistematica
eliminazione dei “nemici”. Chi
erano i “nemici”? Tutti coloro
che si opponevano al regime o
che esprimevano idee discordanti
con l’ideale totalitario o ancora
che avevano modi di vivere non
contrari, ma semplicemente diversi dal resto della massa.
È così terminata l’antica applicazione del motto proclamato nel
1789 e gridato dagli uomini presenti alla Rivoluzione Francese:
“Libertè, Egalitè, Fraternitè”!
Ebbene in questo contesto, pertinente è il fatto che il filosofo
Popper opera una riabilitazione
del concetto di autorità. Questa
non è necessariamente una relazione tra bruti e violenti e non
implica sempre la cieca obbedienza bensì si istaura tra persone dotate di ragione; l’autorità è
da lui definita come un atto di
riconoscimento, di conoscenza
della superiorità, in giudizio ed
intelligenza dell’altro. Prendendo
coscienza di ciò, l’autorità si
configura come una libera scelta:
questa è la differenza tra
l’autorità, atto razionale e libero,
e l’autoritarismo.
Da qui è possibile collegarsi
all’affermazione illuministica
“sapere aude” cioè “abbi il coraggio di sapere”. La conoscenza
infatti, è fondamentale per
l’uomo, lo rende consapevole,
cosciente di ciò che è e di ciò che
può diventare e proprio per questo lo studio libera l’uomo, il sapere rappresenta il riscatto da
una società rinchiusa in schemi
rigidi ed antichi: riscattarsi da
una società sottomessa significa
liberarsi dalle catene di un auto-
ritarismo illegittimo che non aiuta la convivenza umana, non fa
“vivere bene” ma capovolge i
principi, sottrae identità e creatività all’uomo e lo costringe a
“sopravvivere” all’interno di un
sistema corrotto ed incosciente.
L’unico in grado di rendersi libero è l’uomo coraggioso, particolare “razza” umana in via di
estinzione. Infatti ci vuole coraggio per giudicare, per disubbidire e, prima di tutto, ci vuole coraggio per sapere.
Non bisogna però fraintendere:
“Quali criteri possono allora
fondare una disobbedienza legittima?” Deciderlo tocca ai magistrati, i quali, pur essendo comunque cittadini comuni, sono
in grado di discernere i diversi
casi appellandosi alla legge: “la
sua non è una posizione comoda
ed esige coraggio” affermano
Nuri Albala e Sire-Marin.
Senza andare lontano, qualsiasi
uomo può diventare coraggioso
come Bartleby che rinuncia a
scrivere e resta immobile a guardare un muro; o ancora nella novella “Il treno ha fischiato” di
Pirandello, Belluca viene considerato “pazzo” perché finalmente capace di ribellarsi e rispondere ai giusti rimproveri del capoufficio. Ebbene, il coraggio può
rappresentare simbolicamente
quella scala, che figura nel disegno “Escape route” di Banks,
che permette al bambino di raggiungere la libertà e scavalcare
l’autorità illegittima e “vivere
bene”.
Miriana Scala
VA P.N.I
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