Il Michelangelo n° 4 a.s. 2013/14 | Page 40

“FREEDOM IS ESCAPE ROUTE” “Egli deve obbedire” – questo l’imperativo categorico di Immanuel Kant padre della filosofia La domanda è: il concetto morale del “si deve” può essere applicato alla società? Tutti devono obbedire agli imperativi: l’ufficiale deve eseguire gli ordini del suo comandante, il cittadino deve pagare le tasse imposte dallo Stato, l’ecclesiastico deve insegnare la parola di Dio secondo il credo della Chiesa. Ognuno svolge un compito preciso che gli viene dato da “superiori”: ma è illecito non obbedire? È contro le regole manifestare il proprio disappunto? L’uomo, per sua natura, vive ed osserva ed è proprio grazie all’attenta analisi e allo studio delle cose che lo circondano, che riesce a vivere, a vivere semplicemente perché “vivere bene” implica condizioni ideali che sono abbastanza diverse da quelle reali. Dopo lo studio di determinate situazioni, l’uomo non è neanche libero di sottoporle a giudizio? Ed ecco che chiunque si “ribelli” viene giudicato colpevole o non conforme alle leggi. Tutto ciò può riportarci ai regimi totalitari: l’autorità di Mussolini, di Hitler o di Stalin era assoluta. Questi uo- mini hanno furbescamente concentrato il potere nelle proprie mani, operando una sistematica eliminazione dei “nemici”. Chi erano i “nemici”? Tutti coloro che si opponevano al regime o che esprimevano idee discordanti con l’ideale totalitario o ancora che avevano modi di vivere non contrari, ma semplicemente diversi dal resto della massa. È così terminata l’antica applicazione del motto proclamato nel 1789 e gridato dagli uomini presenti alla Rivoluzione Francese: “Libertè, Egalitè, Fraternitè”! Ebbene in questo contesto, pertinente è il fatto che il filosofo Popper opera una riabilitazione del concetto di autorità. Questa non è necessariamente una relazione tra bruti e violenti e non implica sempre la cieca obbedienza bensì si istaura tra persone dotate di ragione; l’autorità è da lui definita come un atto di riconoscimento, di conoscenza della superiorità, in giudizio ed intelligenza dell’altro. Prendendo coscienza di ciò, l’autorità si configura come una libera scelta: questa è la differenza tra l’autorità, atto razionale e libero, e l’autoritarismo. Da qui è possibile collegarsi all’affermazione illuministica “sapere aude” cioè “abbi il coraggio di sapere”. La conoscenza infatti, è fondamentale per l’uomo, lo rende consapevole, cosciente di ciò che è e di ciò che può diventare e proprio per questo lo studio libera l’uomo, il sapere rappresenta il riscatto da una società rinchiusa in schemi rigidi ed antichi: riscattarsi da una società sottomessa significa liberarsi dalle catene di un auto- ritarismo illegittimo che non aiuta la convivenza umana, non fa “vivere bene” ma capovolge i principi, sottrae identità e creatività all’uomo e lo costringe a “sopravvivere” all’interno di un sistema corrotto ed incosciente. L’unico in grado di rendersi libero è l’uomo coraggioso, particolare “razza” umana in via di estinzione. Infatti ci vuole coraggio per giudicare, per disubbidire e, prima di tutto, ci vuole coraggio per sapere. Non bisogna però fraintendere: “Quali criteri possono allora fondare una disobbedienza legittima?” Deciderlo tocca ai magistrati, i quali, pur essendo comunque cittadini comuni, sono in grado di discernere i diversi casi appellandosi alla legge: “la sua non è una posizione comoda ed esige coraggio” affermano Nuri Albala e Sire-Marin. Senza andare lontano, qualsiasi uomo può diventare coraggioso come Bartleby che rinuncia a scrivere e resta immobile a guardare un muro; o ancora nella novella “Il treno ha fischiato” di Pirandello, Belluca viene considerato “pazzo” perché finalmente capace di ribellarsi e rispondere ai giusti rimproveri del capoufficio. Ebbene, il coraggio può rappresentare simbolicamente quella scala, che figura nel disegno “Escape route” di Banks, che permette al bambino di raggiungere la libertà e scavalcare l’autorità illegittima e “vivere bene”. Miriana Scala VA P.N.I PAGINA 40