Il foglio dell'Umanitaria n.3 ottobre 2015 - gennaio 2016 | Page 29
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FOTO CRONACA DEL CICLO DI INCONTRI
DEDICATO AD ALESSANDRINA RAVIZZA
di Claudio A. Colombo
Photo di Martina Pasquin, Daniele Vola, clac
Con il contributo di:
za del Duomo, all’Unione Femminile, a Inverart e nella
nostra sede), ha dato i risultati attesi, coinvolgendo tante
persone comuni e addetti ai lavori, richiamati dalla
nomea di un personaggio straordinario che – insieme a
tante altre “donne di cuore” – ha vissuto la sua vita al servizio degli altri, per “ridare coi fatti dignità di vita”.
Dalle riflessioni del filosofo Salvatore Veca all’afflatus
delle letture con sottofondo musicale di David Gammon
Scheriani, dalla ricostruzione della vita della “mamma dei
poveri” fatta da Giuliana Nuvoli e Paola Signorino alla rievocazione di Francesco Oppi circa il rapporto con Umberto Boccioni, dal mondo femminile impegnato a garantire
dignità e diritti evocato da Fiorella Imprenti e Angela
Maria Stevani Colantoni alle testimonianze di tre donne
(Anna Introini, Alessandra Kustermann e Francesca
Garisto) che tutti i giorni, come la Ravizza, vedono la sofferenza e la disperazione delle donne vittime di violenza.
Il ciclo di incontri organizzati in occasione del centenario
della scomparsa di Alessandrina Ravizza e del volume che
abbiamo voluto dedicare alla sua esistenza esemplare,
“La signora dei disperati” (all’ex Spazio Cobianchi in piaz-
Proprio come raccontava Sasha (così veniva chiamata dai
più intimi la Ravizza) nel suo volume “Sette anni di vita
della Casa di Lavoro”: “Tra le dolorose figure ch’io vidi
salire il calvario, grandeggia nella mia memoria una
tragica figura di madre: la sua era una lunga storia di
affanni, di vigliacchi abbandoni e la constatazione che
l’essere umano può pareggiare per ferocia con le belve.
Sorvolerò sulle difficoltà superate a poco a poco lei si
riebbe e le tornò la facoltà di sperare. Ecco una delle più
oneste e giuste reintegrazioni compiute dalla Casa di
Lavoro, che può onorarsi di aver contribuito a ridonar
pace e serenità a un’anima affranta, vittima di tanta
crudeltà”.