Il foglio dell'Umanitaria n. 1 febbraio-maggio 2016 | Page 19

il FOGLIO dell’Umanitaria 19 In Umanitaria si parla di lavoro, sviluppo e occupazione L’idea di un convegno per mettere a confronto imprenditori, manager, lavoratori e parti sociali è venuta all’Associazione Retemanager, che ha scelto il nostro Ente come location ideale per la serata del 1° marzo scorso. photo Sergio Frezzolini Il luogo non poteva essere più indicato, perché proprio qui, in Umanitaria, nel Salone degli Affreschi, già nel 1954 si parlò per due giorni delle condizioni dei lavoratori nella impresa industriale (tra gli illustri relatori anche il Ministro del Lavoro, Ezio Vigorelli, e il segretario della CGIL, Giuseppe Di Vittorio). Da allora lo scenario dell’occupazione è molto cambiato: poche fabbriche, molto e-commerce, molta robotica e una concorrenza sfrenata. A confrontarsi, insieme al Presidente dell’Umanitaria, Piero Amos Nannini (nella foto), e a Alberto Sportoletti (Presidente Retemanager) sono stati chiamati Veronica Squinzi (CFO - Sviluppo Aziendale di Mapei), Gigi Petteni (Segretario Nazionale CISL) e Giorgio Vittadini (Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà). La domanda posta ai relatori era univoca: come bilanciare crescita, sviluppo, lavoro quando il mercato si contrae, l’innovazione tecnologica taglia l’occupazione, e la ripresa rischia di compromettere i diritti acquisiti? Paradossalmente, la risposta dei relatori è stata quasi univoca: occorre investire in educazione e istruzione, superando una falsa dicotomia tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, sostenendo ogni forma di integrazione tra studio e lavoro, e allenandosi a studiare sempre, anche nella fase adulta. Studio e lavoro, formazione ed educazione degli adulti. Sembra di leggere il programma dell’Umanitaria, che in questi anni ha rinvigorito il settore della formazione professionale, e investito nelle attività di tutela e partecipazione degli over 60 (l’Humaniter). Perché, in fondo, si torna sempre lì: è “l’uomo, la Risorsa” (questo il titolo del convegno). Affluenza record di giornalisti e avvocati per il corso di aggiornamento “Lo sguardo del carnefice” Le statistiche presentano un quadro della situazione a dir poco agghiacciante, con numeri da conflitto bellico: nel 2014 in Italia oltre dieci milioni di donne hanno subito violenza fisica o sessuale; 1 donna viene uccisa ogni 3 giorni; il 65% dei reati sessuali avviene tra le pareti domestiche (per mano di partner o ex partner); la violenza colpisce le donne più giovani, con maggiore scolarità e indipendenza. Per una volta l’oggetto di analisi è stato lui, lo stalker, il violento, lo stupratore, l’abusante. Il carnefice. In collaborazione con Asilo Mariuccia e l’Associazione Principia, il 3 marzo l’Umanitaria ha organizzato un corso di aggiornamento su “Lo sguardo del carnefice”, scegliendo di mettere sulla locandina gli occhi di Malcolm McDowell, il violento protagonista di “Arancia meccanica”. Le premesse per un dibattito duro, drammatico, c’erano tutte e così è stato. Un filmato ha dato voce alle aberrazioni di cui si sono macchiati un gruppo di uomini: “è lei che mi ha istigato, lei mi ha portato all’eccesso – la donna è una essere inferiore che non merita dignità – chiedere alla donna vuol dire abbassarsi al suo livello – se la donna è troppo intraprendente bisogna rimetterla al suo posto”. I relatori (un magistrato, un sessuologo, un ex direttore di carcere, una criminologa, un avvocato, insieme ad una giornalista/moderatrice) hanno evidenziato i tratti comuni di un soggetto, che non appare come un mostro, ma è una persona apparentemente “normale”: il carnefice viene fuori dopo, quando non ottiene il “rispetto” che gli è dovuto. Per lui l’aggressività è l’unico mezzo di comunicazione. Violenze, maltrattamenti, soprusi, molestie, stalking sono le parole che hanno contraddistinto un corso che ha insistito molto anche sui percorsi di cura e le strategie di recupero del carnefice, perché lui prima o poi esce dal carcere e il rischio della recidiva è sempre dietro l’angolo. Oggi, le risposte del sistema sono insufficienti, per quanto lo Stato spenda ogni anno 17 miliardi tra sanità, ordine pubblico e giustizia. Il carcere e la riabilitazione non bastano; bisogna investire sull’educazione e sulla affettività: perché diventare adulti vuol dire meritare, dare, ricevere rispetto. “Basta con la festa della donna – ha detto il presidente dell’Umanitaria –. Torneremo a festeggiarla quando metteremo la parola fine a questi crimini orrendi”. (clac) photo Sergio Frezzolini