Il filo rosso Oct 2013 | Page 6

1937 - Russia 2011 - Fiction - 18' di Svetozar Golovlev In 18 minuti, Golovlev proietta lo spettatore negli anni cupi della Russia del Grande Terrore ovvero della repressione diretta da Stalin per “epurare” comunista il da partito presunti cospiratori. Il rappresenta, infatti, 1937 il periodo più acuto per arresti e processi. In questo clima, osserviamo due giovani con in braccio il loro bambino a bordo di un treno affollato dai colori smunti. Lei ha il capo coperto da un umile fazzoletto, lui, Stepa, indossa un basco verdino che lo fa sembrare più vecchio. Da abiti e vegetazione potremo essere in Settembre, freddo ma non troppo. Per la dolcezza del viso, la ragazza ricorda la Maria del Gesù di Nazareth di Zeffirelli. Gli occhi sembrano di altro colore, ma bellezza e tenerezza sono le stesse. La paura è altrettanto presente nello sguardo di entrambe, ma identica speranza accompagna i loro passi. Ascoltiamo questi giovani chiacchierare, in attesa di vederli scendere alla fermata che li porterà in una chiesa di un villaggio alla periferia di Mosca dove sono diretti per battezzare il figlioletto. Durante la camminata, di notte, dal finestrino di un treno che trasporta prigionieri in luogo lontano e segreto, una mano anonima lascia cadere un biglietto manoscritto. I giovani lo raccolgono, trepidanti ma curiosi e vi leggono un appello ad un familiare, una dichiarazione di innocenza, ma al tempo stesso d’amore, di volontà di rassicurare una moglie amata lontana. Tentennano, vorrebbero trasmettere quella missiva ma sono terrorizzati dal poter essere arrestati come oppositori del comunismo. Angosciati, pensano di essere inseguiti nel buio della notte e, nel timore, gettano il biglietto che poteva essere la salvezza di un prigioniero o l’ultimo saluto alla famiglia ignara del destino in agguato. Giunti alla chiesa ortodossa cui erano diretti, qui incontrano un’altra coppia arrivata per sposarsi, in segreto. Così come in segreto deve essere celebrato il battesimo, altrettanto dovrà avvenire per il matrimonio. Se i futuri sposi giungono senza testimoni di nozze, i nostri protagonisti arrivano senza padrino e madrina. Allora le coppie si aiutano. Nel battesimo, l’acqua purificatrice laverà via le paure, indicherà la soluzione che si cerca con difficoltà. Perché capiamo che i due giovani, che sembrano ritrovare, sulla strada del ritorno, il foglietto gettato nell’ombra, faranno in modo che quel messaggio venga recapitato. Perché la coscienza e l’amore trionfano su ogni repressione. (SS) 6