Calcutta Taxi - Canada/India 2012 - Fiction - 20'
di Vikram Dasgupta
Basato su un fatto realmente
accaduto al regista quando
era studente in India, il film è
vincitore del Florence Indian
Festival del 2013. Un allievo
del College of Art di Calcutta,
il giovane Aditya Chaterji, si
ritrova a rincorrere il proprio
zaino rubato dall’autista di
uno dei 34.000 taxi della
capitale. Un secondo autista
di taxi viene in aiuto di Aditya,
nel rincorrere il ladro e nel
tentativo di recuperare la borsa, che comprende piena di banconote, non fosse altro che per
difendere la reputazione dei tassisti indiani. Il terzo conducente di taxi è colui che è scappato con
lo zaino, il personaggio che concluderà il film con una bellissima riflessione sulle diversità di
ciascuno di noi. Nelle affollate, colorate, disordinate strade di Calcutta si intrecciano, dunque, tre
storie, diverse ma in stretta relazione l’una con l’altra. Siamo nel mezzo di una protesta, di uno
sciopero, di dimostrazioni accese e confuse che paralizzano la città. Personaggi baffuti in divisa,
dallo sguardo duro ma anche un po’ sornione, perquisiscono e sciolgono malintesi. Le tre vite che
scorrono sullo schermo si intrecciano, la storia di una coincide e ha conseguenze su quella
dell’altra, una influenza l’altra. La storia di uno zaino-pacco vista da tre diverse prospettive.
Ognuno ha perso e trovato qualcosa in questa occasione, in questo episodio che potremo definire
del furto-fuga-bomba. Lo studente ha perso lo zaino ma lo ha, infine, ritrovato, il tassista che lo
aiuta ha perso la ricompensa sperata ma ha ritrovato la reputazione della sua categoria e la libertà
che rischiava di perdere perché arrestato erroneamente durante la manifestazione, il ladro ha
perso lo zaino e l’udito all’orecchio sinistro, per una bomba esplosa accanto ad esso, e ritrovato la
fiducia e l’amore della moglie. Esso, ladro iniziale, costituisce, a nostro avviso, il personaggio più
bello e tenero. Il suo matrimonio combinato diventa una scena delicata quando ammettendo alla
moglie la sua sordità, la stessa ammette la sua balbuzie. Entrambi credevano che questi difetti
potessero costituire un problema al loro legame. Invece, in un dialogo finale dolce, complice e
commovente fra i due coniugi, si conclude che le nostre differenze siamo noi stessi e che se
scappiamo da esse scappiamo da noi stessi. (SS)
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