IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 54

─ Principe come state? Principe … principe mi sen- tite? Michele non poteva più sentire, la sua mente viaggiava lontano ripercorrendo ogni istante della vita passata. Ve- deva il mondo crescere e cambiare: la storia scorrere come lacrime sulla sua pelle; le macchine, le armi, nuovi Re, nuovi nomi, ancora sofferenza e miseria, ancora orrori e la sua terra sempre lì immutabile ad osservare, la terra così antica, così forte, non veniva scalfita da quegli insetti, che si credevano Dei, ma che uno dopo l’altro, venivano spaz- zati via. ─ Adesso tocca a me – pensò – diventerò il principe della polvere … Elisa gli teneva la mano mentre lui piangeva dandole l’ultimo addio, inondandole le guance di lacrime, che lente scorrevano sfiorandole il collo spargendosi sul bianco col- letto di seta. Attorno a Michele i volti di tanta gente, ormai lontana, pochissimi per affetto. Tutti gli altri per convenienza, spe- rando e bramando potere e denaro. Li avrebbe mandati tutti via a calci, avrebbe gridato in faccia alla loro meschi- nità, se solo ne avesse avuto le forze. Adesso era troppo stanco, adesso il principe di San Se- vero, era altrove. Si udì un urlo. Doveva essere Elisa. Poveretta, chi l’avrebbe consolata? Era forte, sapeva quanto fosse forte, sapeva che ce l’avrebbe fatta. Pensò ancora alla sua terra, all’inseguirsi costante delle mutevoli stagioni, a come tutto sarebbe andato avanti, anche senza di lui. Rivide ogni cosa, osservò il mondo sentendolo scivolare lontano da sè. - 43 -