IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 45
s’incontravano sedevano accanto, condividevano quei
momenti assieme senza dirsi niente o presentarsi, a mala-
pena guardandosi fino a che un giorno Ugo iniziò a par-
lare.
─ Buon amico ci ritroviamo anche oggi. Michele sor-
rise. Si era chiesto da tempo chi per primo avrebbe detto
qualcosa, chi dei due avrebbe rotto il ghiaccio, il loro tacito
gioco, il loro silenzio.
─ Mi piace la sua compagnia, non è un uomo inva-
dente, riempie il vuoto della mia solitudine affacciandosi
discretamente all'uscio della mia esistenza.
─ Ha la faccia di uno che non se la passa bene, e
non le voglio chiedere altro. Sappia solo che la vedo e la
sento volentieri e non mi dispiaccio della sua compagnia;
che anzi mi sta allietando le giornate … le consiglio solo
di bere meno, beva con me e poi non beva altro …
Perchè le assicuro che ha la faccia di uno che continua a
bere an-che dopo i nostri incontri.
Michele abbassò lo sguardo, poi parlò.
─ Le confesso che non dispiace affatto nemmeno a me
la sua compagnia … e … accetto il suo consiglio … avrà
già saputo tutto di me … Tutti, da queste parti, sanno tutto
di me quindi non le racconterò niente altro. Adesso ver-
siamo dell’altro vino e parliamone un’altra volta.
Si strinsero la mano e Michele rimase sorpreso dalla
forza e dalla decisione di quella stretta più forte e potente
dell’apparenza di quell’uomo.
Continuarono a frequentarsi scoprendosi vicini, passa-
rono molte mattine e sere assieme.
Michele si sentì sollevato, lasciando un po’ del dolore
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