IL BRIGANTE ED IL GENTILUOMO Il brigante e il gentiluomo II | Page 32
Re dei balordi, dei tagliagole, il Re delle campagne e dei
derelitti. La sua fama cresceva a dismisura; poi arrivarono
i Mille; fu a quel punto che una qualche congiunzione
astrale lo portò di nuovo alla ribalta nell’esistenza del Prin-
cipe di San Severo. Fu allora che Michele Caruso diventò
il Colonnello, investito dei gradi militari in maniera ufficiale,
l’uomo giusto al momento giusto, quello che serviva ai
Borbone, un guerrigliero che poteva tener testa all’Italia
avvertita conquistatrice e straniera.
Fu il De Sangro a fare il suo nome. Ne aveva sentito
parlare durante i brevi soggiorni nei suoi possedimenti pu-
gliesi, che, ancora esiliato, tornava ogni tanto clandestina-
mente a visitare per tenersi informato e seguire gli eventi
che sembravano precipitare.
Non poteva perdonarselo ancora, ripensava a Caruso e
capiva che era come se l’avesse creato lui, era stata opera
sua; quell’uomo, quella forza incontrollabile l’aveva for-
giata lui: era iniziata con uno schiaffo e sarebbe finita con
un colpo di fucile come a mettere un punto dove un punto
non poteva essere messo.
Ci avrebbe pensato per anni, ci avrebbe ripensato fino
alla fine dei suoi giorni. Doloroso e violento lo assillava il
ricordo di quella stanza fumosa, di quelle facce arcigne e
stravolte, di quella sua repentina assicurazione “credo di
avere l’uomo che fa per voi”.
La sala si riempì di silenzio, decine di sguardi si dires-
sero verso di lui.
─ Mandate qualcuno nei boschi vicino a Benevento,
mandatelo a cercare Michele Caruso, ditegli che abbiamo
una proposta che accetterà di sicuro.
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