il bordo dell'inferno climate fiction - guerre del cambiamento climatico | Page 66

di mitragliatrici pesanti oppure sotto le macerie delle altre palazzine che franarono sotto i colpi d’artiglieria!. Stanca, impaurita, sconsolata ed avendo perso il fidanzato che amava, oltre a tutti i suoi amici, Gzifa scappò distaccandosi dalla seconda falange cartaginese, per tornare all’aeroporto. Il percorso che Gzifa fece fu lungo, perché le nubi dell’incendio erano tossiche e quindi per raggiungere l’aeroporto, Gzifa fu costretta a percorrere un ampio giro. Per fortuna nel suo rientro verso l’aeroporto, 66 incontrò vari manipoli di altri cartaginesi, che la seppero indirizzare sulla direzione più opportuna per l’aeroporto!. -Mi dispiace che è morto Usutu, gli volevo bene, ma il mio cane che fine ha fatto?!- chiese Kumi triste. Gzifa guardò Kumi infuriata con gli occhi fuori dalle orbite, si alzò e forse lo avrebbe voluto schiaffeggiare, ma Shani chiuse lo sportello della ruspa con forza ed urlò a Kumi –Stupido scemo!, non l’hai sentito che sono tutti morti! È morto anche il tuo maledetto cane!Kumi scese dal sedile della sua ruspa, si accovacciò per terra e pianse. Pianse per il cane, pianse perché gli voleva bene, ma soprattutto pianse per il suo amico Usutu, ne avevano passate tante insieme nelle battaglie della savana!. Avrebbe dato via anche la sua ruspa, se avesse potuto barattare la vita del suo amico e del suo cane, ma sapeva che era un pensiero stupido!. Nessuno poteva far tornare le persone morte. Tantomeno la sua ruspa che aveva così tanto desiderato, avrebbe potuto fare qualcosa, per riportargli indietro il suo amico ed il suo cane!.