il bordo dell'inferno climate fiction - guerre del cambiamento climatico | Page 62

In cuor suo Kumi era dispiaciuto, Usutu doveva andare via, almeno sperava che il cane non partisse per il porto!. Kumi voleva bene al cane, era morbido e caldo, era affettuoso e se moriva poteva sempre mangiarlo!. Ma allo stesso tempo era felice di rimanere all’aeroporto, perché finalmente avrebbe potuto vedere da vicino una ruspa!. Forse avrebbe potuto anche saccheggiare una ruspa tutta sua!. Kumi aprì orgoglioso il suo marsupio, estrasse la manopola di gomma che conservava gelosamente e la guardò con soddisfazione!. Era la manopola di una ruspa!. Kumi voleva una ruspa!. Una di quelle ruspe con cui solo lui ci avrebbe potuto scavare!. Una di quelle ruspe, con cui avrebbe potuto scavare fossati per bloccare l’avanzata del deserto, oppure scavare buche un po’ dove gli sarebbe piaciuto!. Sì, una ruspa!, una ruspa che gli avrebbe permesso d’andare con i suoi cingoli in salita, in discesa, sulla sabbia oppure sulle strade senza fare fatica!. Insomma un po’ ovunque avesse voluto andare!. Una ruspa tutta sua, per andare via dalla guerra!. Kumi era convinto che se avesse avuto una ruspa, nessuno gli avrebbe potuto più dire vai qui, vai là, cerca questo o scova quest’altro!. Abasi consigliò ad Azibu di tenere Bisa, Gzifa e Yao come riserve, nascosti da qualche parte sui margini della cittadella di Brogli, in modo da avere t iro sia sul porto e sul margine sinistro della penisola del porto. 62