EDITORIALE #
Ph . Claudia Reali
GRAZIE WIM WENDERS
CRISTINA MANDRINI cristina . mandrini @ dbinformation . it
ANDARE AL CINEMA PER VEDERE UNO DEI TUOI REGISTI PREFERITI , TRA I PIÙ STIMATI A LIVELLO INTERNAZIONALE , e ritrovarsi immersa per due ore nel racconto di una intensa storia privata vissuta per lo più all ’ interno delle pubblic toilet di Tokyo , per chi come me si occupa da oltre 10 anni di bagni ha proprio il sapore della rivincita . La rivincita di una cultura che , passando per l ’ alta qualità del progetto architettonico di maestri mondiali , colloca il bagno pubblico ai vertici della lista dei servizi necessari per il cittadino e per la città , perchè capace di interpretare valori civili e vitali come il diritto , la cura , la civiltà , la comunità , l ’ accoglienza . In questo senso la cultura giapponese ha sempre molto da insegnare : la purezza e la sincerità dell ' Essere umano e della Natura , in tutte le loro espressioni e funzioni , vincono ogni forma di tabù . Sui tabù , soprattutto quelli legati al corpo e alle funzioni fisiologiche , spesso invece l ’ Occidente ha costruito grassi business . Anche per questo , in Giappone i bagni pubblici , come ben racconta il film , sono molto più che semplici servizi igienici funzionali al decoro urbano . Come racconta lo stesso regista in un ’ intervista , essi sono “ piccoli santuari di pace e dignità ”, impregnati di valore umano , a partite da quello del progettista che lo ha concepito , fino a quello delle persone che lo frequentano … fino poi , per chi volesse vedere il film ( Perfect Days di Wim Wenders ) a quello del protagonista , addetto alle pulizie dei bagni pubblici della città per la società The Tokyo Toilet , il brand esibito con orgoglio su una tuta da lavoro portata come fosse uno smoking . È lui che ogni giorno fa il giro di Tokyo e entra nelle uniche architetture sede dei bagni e pulisce , con cura maniacale , anche i più piccoli dettagli di ceramiche , rubinetti , specchi e maniglie su cui l ’ occhio del regista si compiace senza indugio ( non ci sono brand inquadrati !) ma con lo stesso piacere e la stessa poesia con cui inquadra sguardi , foglie , ombre , protagonisti insieme ai bagni di questo consigliatissimo film . Per chi frequenta il settore da professionista , ma anche no , la sensazione alla fine del film è che siamo di fronte a una forma di sdoganamento e valorizzazione della fenomenologia dell ’ ambiente bagno . Un processo che anche noi , nel nostro piccolo , abbiamo attivato lo scorso anno , in occasione del 50esimo anniversario della rivista , portando il Bagno ( Oggi e Domani ) e la sua Comunità in mostra , all ’ interno di un tempio della cultura del design come l ’ ADI Design Museum di Milano . Un processo che sta muovendo lunghi passi anche nei più grandi distretti dedicati al design , nelle principali metropoli mondiali , dove l ’ arredobagno con cadenza sempre più frequente va a occupare vetrine e showroom . Il quartiere di Brera e dintorni , a Milano , avrà molto da raccontare in tal senso nei prossimi mesi . Penso che Wim Wenders avrebbe volentieri incluso nelle sue scenografie anche Green Heart , il concept del progetto realizzato da Danilo Fedeli e 3DF Studio per il primo capitolo di Bagno Architettura , che nel 2024 diventa una sezione della rivista , per il piacere di tutti . Perchè ? Perchè dopo tanti anni di studi , investimenti , progetti il sistema arredobagno , inteso come sinergia di aziende , distributori , designer , architetti e pensatori , ha fatto dell ’ Accoglienza uno degli aspetti più importanti dell ’ idea moderna di bagno , pubblico o privati che sia . Danilo Fedeli però lancia una sfida in più : uno standard di ambiente bagno che oltre all ’ uomo sappia accogliere anche la Natura .