è soprattutto negli opifici a conduzione familiare e nei contesti domestici che questa antica tradizione ha potuto trasmettersi ed evolversi nel corso del tempo . La quotidiana necessità di impiegare per le infusioni soltanto ingredienti reperiti direttamente sul posto ( che oggi chiamiamo “ a Km zero ”) e i procedimenti tramandati per generazioni hanno infatti permesso a queste “ ricette ” centenarie tipiche della Ciociaria , di finire nei nostri moderni calici da degustazione . E non è un caso se ultimamente una piccola “ cordata ” di produttori locali guidati dall ’ illustreerborista Marco Sarandrea , ha addirittura costituito addirittura un ’ Associazione no profit al fine di promuovere e valorizzare la “ Rattafia ”, la nota bevanda che si ottiene dall ’ infusione idroalcolica di vino rosso con visciole o amarene , che in assoluto rappresenta uno dei più caratteristici liquori della tradizione ciociara . L ’ obiettivo è quello di arrivare ad ottenere il riconoscimento di “ Indicazione Geografica ” con lo scopo di dare al prodotto una precisa identità territoriale ed elevarne definitivamente il livello . La “ ricetta ” della Rattafia IG infatti , prevede soltanto materie prime di altissima qualità , senza aggiunta di coloranti e estratti sintetici . Inoltre , insieme alla frutta e alla spezie utilizzate per le infusioni ( come cannella , vaniglia , chiodi di garofano , mandorla amara o altri aromi rigorosamente naturali ), dovrà utilizzarsi esclusivamente vino DOCG Cesanese del Piglio o DOC Atina Cabernet . ■
L a Certosa di Trisulti a Collepardo ( FR )