I PIACERI DELLA VITE NUMERO 4 - SETTEMBRE 2017 | Page 34
emergere proprio da questi stessi vi-
gneti, caratterizzando l’intero paesag-
gio. In realtà le piante sono radicate
sulle cosiddette “ terre rosse ”, suoli
argillosi di colore bruno-rossastro,
residuo finale del processo di dissolu-
zione carsica. Estremamente ricchi in
minerali e ossidi di ferro, questi terreni
offrono alle viti una base particolar-
mente fertile, dalla quale le radici pos-
sono attingere copiosamente. Un ter-
roir davvero perfetto per una viticoltu-
ra di qualità. E in effetti durante la no-
stra visita in vigna alla fine di Luglio,
abbiamo potuto osservare viti partico-
larmente rigogliose con frutti sanissi-
mi. Uve che tra l’altro, complice anche
l’annata particolarmente mite, si pre-
sentavano già parecchio avanti con la
maturazione. Questo è il contesto nel
quale viene prodotto l’ Uhm . Appena
5 mila bottiglie, che però sono il risul-
tato di ben tre vendemmie, tutte rigo-
rosamente manuali, effettuate in tre
momenti differenti: ad inizio settem-
bre, al fine di preservare freschezza e
acidità, viene raccolto anticipatamente
il primo 25% di uve; la seconda raccol-
ta (circa il 50%) viene effettuata verso
la fine di settembre, momento in cui
l’uva, giunta a piena maturazione, può
donare tutta la complessità, le fra-
granze e i profumi tipici del moscato;
la terza vendemmia, che completa la
raccolta, avviene invece a metà Otto-
bre. In quest’ultima fase si raccolgono
uve surmature, al fine di supportare il
vino con il maggior grado zuccherino.
I 3 mosti vengono poi vinificati separa-
tamente con utilizzo di soli lieviti endo-
geni, per esser poi assemblati insieme.
Una perfetta alchimia che regala un
prodotto eccezionale, espressione au-
tentica del territorio d’origine.
Il vino si presenta nel bicchiere con un
bel giallo dorato carico, che ricorda il
colore tipico del moscato che tradizio-
nalmente veniva prodotto a Terracina
alcuni decenni fa, facendolo invecchia-
re in cantina per qualche anno. Al naso
poi, questo vino riesce a regalare gli
stessi profumi che avevamo percepito
nel verde di Campo Soriano: ritroviamo
immediatamente la macchia mediter-
ranea ad avvolgere le nostre narici con
intense note di rosmarino e ginestra;
ma nel complesso bouquet ci sono
anche frutti gialli maturi e poi ancora
salvia, timo e basilico.
In bocca siamo pervasi da piacevoli
sensazioni salmastre e minerali ben
amalgamate, sostenute da una base
acida sorprendente (specie in relazio-
ne all’annata della bottiglia da noi de-
gustata: una 2013). Se vogliamo le note
fruttate sono meno intense rispetto ad
esempio all’ Oppidum (l’altro moscato
secco in purezza prodotto a Campo
Soriano, da vigneti però più giovani)
e anche quella sua tipica aromaticità
meno spinta, ma è proprio questo che,
alla fine, conferisce all’ Hum quell’equi-
librio che lo rende il partner ideale di
tantissime portate. Un vino facilissimo
da sorseggiare, ad esempio, con cro-
stacei, frutti di mare e altro pescato
fresco. Noi invece abbiamo optato per
un buon pecorino di media stagiona-
tura. Un abbinamento davvero riuscito,
che tuttavia vi invitiamo a provare sol-
tanto dopo esservi concessi una visita
all’incanto di Campo Soriano. ■
L’AZIENDA:
34
Cantina Sant’Andrea ha sede a Borgo Vodice, una piccola
frazione di Sabaudia (LT), dove nel 1964 la famiglia Pandolfo
acquistò un piccolo podere e impiantò i primi vigneti.
Qui hanno sono ubicati anche i locali per la vinificazione delle
uve. Tutta la cantina negli ultimi anni è stata completamente
rinnovata con impianti di ultima generazione, al fine di perse-
guire un ulteriore livello di qualità. Un processo di ammoder-
namento che ha portato risultati tangibili su tutta l’ampia
gamma aziendale che, ad oggi, si compone di ben 16 etichette
(tra vini autoctoni ed internazionali), molte delle quali vincitrici
di premi e attestati nei principali concorsi nazionali ed esteri.
Info al sito: www.cantinasantandrea.it