I PIACERI DELLA VITE NUMERO 1 - FEB 2017 | Page 49

Focus sul vitigno

L’ ERBALUCE è un vitigno autoctono piemontese molto versatile. Grazie all’ elevata acidità e dolcezza dei suoi acini possono infatti prodursi diverse tipologie di vino, sia secchi( fermi o spumanti) che dolci o passiti. Già noto in epoca Romana come Alba Lux( luce dell ' aurora) il suo nome deriva probabilmente dal colore e dalla luminosità degli acini, che sono più invaiati nel lato più esposto ai raggi del sole. Fin dall’ antichità, questo vitigno veniva coltivato sulle ripide pendici collinari dell’ area incorniciata dall’ Anfiteatro Morenico di Ivrea, agevolato da un terroir unico e irripetibile. Storicamente la prima produzione si fa risalire già intorno all’ anno mille, quando pare fosse forte la richiesta del cosiddetto“ vino greco” ricco di alcol, dolce e fortemente aromatico. Sin da allora sensibili alle richieste del mercato, i vignaioli piemontesi iniziarono a coltivare una serie di nuovi vitigni definiti“ greci”, tra i quali appunto l’ Erbaluce. Al di là delle suggestioni, più o meno fantasiose, già nel 1500 Sante Lancerio, bottigliere del Papa, segnalava il vino ottenuto da tali uve. Nel 1833, Lorenzo Francesco Gatta nel“ Saggio intorno alle viti ed ai vini della provincia d’ Ivrea”, scriveva:“ I vini bianchi di alcune terre di questa provincia sono pure pregiati; e tali specialmente sono quelli di Settimo Rottaro, Caluso, Orio e Lessolo, che, ben fatti, hanno un colore di paglia, son sottili, spiritosi e tendenti al dolce”. E’ di epoca molto più recente, con l’ onore di essere il primo bianco piemontese ad ottenerlo, il riconoscimento per l’ Erbaluce della DOC, istituito con decreto del Luglio 1967. Nel 2010, tale riconoscimento è stato esteso con la tutela della Denominazione di Origine Controllata e Geografica( D. O. C. G.) dei vini.
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