Guide agli itinerari più belli d'Italia Firenze - Dic. 2013 | Page 30
Restauro della Battaglia di San Romano di Paolo
Uccello
Postato da Mila Lavorini
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E’ tornata visibile, dopo un accurato restauro durato tre anni, La Battaglia di
43.76845°N , 11.25580°E
San Romano di Paolo Uccello, emblema del variegato panorama artistico
fiorentino tra la fine del Trecento e le prime decadi del secolo successivo.
L’opera, realizzata tra il 1438 e il 1440, raffigura il disarcionamento di
Bernardino Ubaldini della Carda, comandante delle truppe senesi, avvenuto
durante lo scontro svoltosi il 1 giugno 1432 nel Valdarno Inferiore, tra
Firenze e Venezia da una parte, e i senesi con i milanesi dall’altra. Il pannello
fa parte di un ciclo pittorico, composto da tre tavole, rappresentanti diversi
momenti dell’evento bellico, conservate in tre differenti musei, Galleria degli
Uffizi di Firenze, Louvre di Parigi e National Gallery di Londra. Sintesi
spirituale e intellettuale di quella complessa stagione di transizione che vide
la coesistenza e spesso l’intreccio di innovative proposte sperimentali con
reinterpretazioni di linee consolidate, il dipinto è l’unico superstite in Italia
della terna, commissionata dal Priore delle Arti, Leonardo Salimbeni, e
successivamente acquisita dal principe mediceo Lorenzo il Magnifico, nel
1484.Nonostante la netta distinzione dei tre episodi, quasi “istantanee” e le
diverse proporzioni tra uomini e animali, le tavole evidenziano sia l’unità
stilistica e concettuale, sia l’intento cronachistico e celebrativo della
campagna militare intrapresa dal Comune di Firenze contro la città di
Lucca.L’intervento di restauro ha permesso di accertare che Paolo Uccello,
artista che Giorgio Vasari definisce “dotato dalla natura d’un ingegno sofistico e sottile”, non apparteneva alla
linea “ufficiale” brunelleschiana del Rinascimento fiorentino, basata sull’adozione della perspectiva artificialis,
legata allo studio della rappresentazione. Preferì, infatti, la prospettiva naturalis, correlata con la scienza della
visione, nota in epoca medievale e ancora seguita nella prima metà del Quattrocento. Una posizione singolare
quella del pittore toscano che si inserisce nell’alveo dell’Umanesimo di matrice tardogotica, scostandosi
dall’elitaria ricerca di naturalismo, declinata da Masaccio o Donatello.vLa sua poliedrica attività fu contraddistinta
da straordinaria varietà linguistica e dall’amore incondizionato per la sua “dolce” prospettiva, coltivata fin quasi
all’ossessione, apparentemente fine a se stessa e disomogenea. In realtà, anche se la visione dello spazio di Paolo
Uccello non assorbì l’essenza psicologica che contraddistinse la rinascimentale centralità dell’uomo, fu lucidamente
studiata e originalmente interpretata.La Battaglia di San Romano testimonia magistralmente la sua impassibile ed
estrema declinazione spaziale, ordinando il caos, il rumore assordante della lotta, il fragore metallico delle lance,
in un convulso gioco prospettico e cromatico. A seguito del delicato lavoro di consolidamento pittorico, sono
tornate a splendere le armature brunite su cui scivolano copiosi rivoli di sangue, mentre contendenti e cavalli sono
immortalati nell’attimo che precede la morte. Lo scenario dove si svolge la macabra giostra è concitato, ma
l’armamento è trattato con cura e precisione. Per rendere la smagliante lucentezza delle armature dell’epoca,
Paolo Uccello impiegò lamine d’argento e oro sulla tempera, poi rifinite con la punzonatura a mano. L’aderenza al
vero si riscontra anche nello sfondo paesaggistico dove gli elementi botanici sono resi con grande accuratezza.La
rimozione delle vernici ossidate ha restituito una piena e insospettata leggibilità al capolavoro di Paolo Uccello,
conservato nella Galleria degli Uffizi.
Mila Lavorini