Grande Cucina Settembre/Ottobre 2019 | Page 77

È la risposta dello chef Roberto Carcangiu alla domanda su quale ingrediente ha trovato storicamente più difficile da far accettare ai commensali A cura di Francesca Tagliabue S econdo Roberto Carcangiu il gusto particolare, un po’ sulfureo, intenso del cavoletto, in conco- mitanza con il fatto che non sia originario delle nostre parti, ha contribuito a renderlo ostico ai palati nostrani. «Più un ingrediente è caratterizzato da sapori e profumi forti, più viene considerato ‘difficile’ in cucina, come il fegato o il rognone. Nel caso del ca- voletto di Bruxelles, le persone non lo conoscono, non fa parte della nostra tradizione, dell’educazione culina- ria che ci costruiamo crescendo alla tavola di nonne e mamme. Il nostro database personale dei sapori, pas- sami il termine. Il gusto è pungente, non immediata- mente gradito perché non familiare. Bisogna saperlo cucinare, per godere appieno delle sue potenzialità. Il cuoco deve avere una formazione, è molto importante, non basta lasciarsi trascinare da quello che si conosce senza sperimentare con ingredienti di altre culture. E soprattutto bisogna ‘saperli cuocere’, questi ingredienti. Con tutte le nuove tecniche di cottura alla ribalta, spesso molto interessanti» spiega Carcangiu, chef viaggiatore e grande ricercatore in cucina «il rischio è che il cuoco si limiti a seguire religiosamente i parametri prefissati per avere i migliori risultati, perdendo però la sensibi- lità personale alla cottura». Ed è questa che, secondo Carcangiu, permette di interpretare gli ingredienti nel modo migliore, importantissima per la formazione di uno chef. «Io ho vissuto il cavoletto di Bruxelles come una sfida. Non mi piaceva, non riusciva a convincermi: con il mio carattere, la cosa si è tradotta in una ricerca del perché, un bisogno di capire. L’ho quindi affrontato cercando di comprendere che cosa lo rendesse poco appetibile o interessante per noi, considerando che in Nord Europa è apprezzato e che la sua appartenenza alla famiglia delle Crocifere, dei cavoli nostrani insom- ma, lo dovrebbe aiutare ad avvicinarsi al nostro palato. Mi sono cimentato in mille modi, con cotture a vapore su acque acide o basiche, a immersione, nel latte; ho provato a brasarli, a stufarli con un liquido; a sbianchirli, sbollentarli in acqua e poco bicarbonato e poi impanarli e friggerli.» Risultato? «Ho trovato che funzionano mol- to bene in vellutata, con patate e una spolverizzata di tartufo bianco. Strepitosi. Spettacolari anche sbollentati e poi cotti con panna e porri (con un pezzo di patata o del riso se si necessita di addensare) e infine frullati: si ottiene una crema da servire con pezzetti di aringa affumicata. La ricetta con i cavoletti di Bruxelles che si è rivelata la più facile da proporre, la più apprezzata, è però questa: li ho sbollentati; poi passati a insaporire nell’olio di pancetta affumicata stufata e dopo impana- ti nel pane fresco grattugiato; infine fritti». Il futuro del cavoletto di Bruxelles? «La cucina è anche moda: sono certo che se farà capolino dalla ricetta ‘giusta’, quella che fa tendenza, conquisterà molti consensi». Mille virtù e tanto gusto I cavoletti di Bruxelles sono i germogli del cavolo di Bruxelles crocifera della varietà delle brassicacee. Na- scono nel punto in cui le foglie si attaccano al fusto della pianta. La forma è quella di una pallina, grande come una noce, con foglie serrate e tenerissime. Poco coltivato in Italia, questo ortaggio invernale è invece dif- fusissimo nel Nord Europa e in Belgio, Francia, Inghil- terra, con una stagione che va da settembre/ottobre a marzo. Freschi, i cavolini hanno un colore verde brillante, senza foglie esterne allargate o ingiallite. Devono essere croccanti e non molli; il profumo delicato. Fonte di mol- te vitamine, la C in particolare, sono i cavoli più ricchi di potassio (450 mg/100 g), si possono consumare anche crudi, ma cotti danno le soddisfazioni maggiori. ROBERTO CARCANGIU Direttore didattico di Congusto Gourmet Institute FOCUS ON FOOD Roberto Carcangiu è il direttore didattico di Congusto Gourmet Institute. Chef, ideatore di molti progetti legati alla cucina e alla nutrizione, ha grande rispetto per le materie prime e il loro utilizzo. Attento a una cucina gustosa e sana al tempo stesso, nel rispetto del professionista e dei consumatori, Roberto Carcangiu è il creatore della figura di R&D Cooking Director; collabora con molte aziende ed enti in temi di nutrizione e cucina in veste di consulente per la ricerca e lo sviluppo a fianco di fisici, chimici e designer. Ha una lunga esperienza come formatore, è autore di una decina di libri e collaboratore di alcune tra le più importanti testate di enogastronomia in Italia. Ideatore di molti progetti legati alla cucina e alla nutrizione, come consulente organizzativo e di marketing, Roberto è spesso relatore a numerosi convegni ed eventi nazionali e internazionali. www.congusto.com 75