GRANDE CUCINA 01-2023 | Page 70

© Carlos Allende
gli disse : “ Domattina questa porta si chiude alle nove e non sarà più possibile entrare . Mai più ”. Lo stesso Soler che a fine servizio portava tutti in spiaggia a bere una birra e fumare in piena libertà . Perché c ’ è un tempo per ogni cosa . Al Celler la cucina è dir poco mirabolante . Ci sono piatti di cui il palato conserva memoria a distanza di anni : Joan non ha mai smesso di crearne , ancora e ancora , dal celeberrimo torrone di foie gras ( anni ’ 90 !) al fantasmagorico pomodoro con mole di pomodoro di questi mesi . E con lui il fratello pasticcere Jordi , che non ha mai smesso di giocare . Ventenne aveva inventato una macchina capace di aspirare il fumo di un Partagas n . 4 e insufflarlo nella mantecatrice per realizzare il gelato con cui farcire una cialda opportunamente sagomata ( il sigaro più goloso della storia , protagonista del dessert battezzato Viaje a L ’ Avana ).
Lo stesso Jordi che quest ’ anno propone l ’ incredibile “ pineda ”: immersione formato dessert in un bosco con tanto di nuvoletta che resta magicamente sospesa sul piatto distillando umori di terra bagnata . Il servizio è allo stesso livello . Sorridente e impalpabile , iperprofessionale e facile , come se una pletora di fate e folletti avesse come unico obbiettivo quello di farvi sentire principe azzurro e regina di Saba . Il merito del “ maître ” Josep - che è anche uno più prestigiosi conoscitori di vino del pianeta - è enorme . Per questo definire il Celler De Can Roca un ristorante - fosse anche il migliore del mondo ( e per quelli che conosco io lo è ) - è riduttivo . Al Celler non vai a mangiare e bere , bene , benissimo , magnificamente . Vai a trascorrere la serata dell ’ anno . Quella che non dimentichi più .
STORIE
70
EL CELLER DE CAN ROCA Il giorno dopo il mio primo Bulli fu comunque strepitoso . Aveva ragione Ferran Adrià : al di la della provocazione fast-food , non avrebbe potuto esserci miglior sequel alla sua cena magica . Oggi , chiuso il Bulli , questo è IL POSTO . Tra tutti i ristoranti che conosco , da una parte all ’ altra del mondo , nessuno è come loro . Il percorso del Bulli ha segnato un prima e un dopo irrimediabile nella storia della gastronomia planetaria da molti punti di vista . Prima della tecnica , delle magìe , degli stupori , la vera rivoluzione è stata il concetto di “ fiesta ”. La stragrande maggioranza dei cuochi grandi e piccoli che hanno frequentato il Bulli in quegli anni ve lo confermerà . Il piacere di dare piacere , il sottile rammarico di stare in cucina e non vedere le facce felici dei clienti mentre annusano , toccano , gustano , la consapevolezza di essere andati oltre il limite del piatto . Gli epigoni del Bulli sono mille e fin troppi quelli che ne hanno frainteso il messaggio , reinventandosi suscitatori di esperienze e protagonisti del facciamolo strano . Il Celler del Can Roca è arrivato prima di tutti loro , come se i cinque fratelli catalani fossero sbarcati dalla medesima astronave pur seguendo traiettorie diverse ( ma mai divergenti ). Per questo andare al Celler è allo stesso tempo festa ed esperienza , felicità e coccole , sensualità e voglia che non finisca mai . Il tutto , galleggiando in un ’ atmosfera di impagabile morbidezza e ( apparente ) semplicità . Per realizzare questa magia , cucina e sala devono fondersi in un meccanismo a orologeria mirabile e delicatissimo , dove non sono contemplati granelli di polvere . Vale per tutti il racconto di uno chef in stage al Bulli arrivato con cinque minuti di ritardo . Juli Soler era sulla soglia in attesa . Gli altri erano già tutti entrati . Gli diede il benvenuto con uno dei suoi sorrisi assassini e
© Joan Pujol-Creus
“ Timeline aperitive ”, una proposta degustazione al Celler de Can Roca