Gli approfondimenti di DanzaSì Mauro Astolfi | Page 6
ho la sensazione, rivedendo lo stesso
spettacolo anni dopo, che tutto sia
statico, fermo. Posso godere del
repertorio di un’altra compagnia ma
con il mio faccio fatica. Anche se
ovviamente è grazie al repertorio che
lavoriamo così tanto in Italia e
all’estero.
Ma ogni anno cerco di rinnovare, di
ricominciare da capo.
Pensi che il corpo possa raccontare
tutto?
Ne sono convinto. A parole puoi dire
molte cose non vere. Il corpo invece
non mente mai, non potrebbe.
Personalmente dopo 35 anni di car-
riera non ho più bisogno di parlare
con gli studenti, con i ballerini; li
guardo in classe, in sala prove e rie-
sco a capire con facilità come si sen-
tono, cosa provano. Da come cam-
minano, da come si muovono, da
come si piegano, non solo quando
ballano. Ovviamente devi saper
interpretare i segni e questo lo svi-
luppi solo con il tempo. Tristezza,
dolore, gioia, felicità tutto si percepi-
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sce dal movimento. Diventi un libro
aperto.
I danzatori della tua compagnia par-
tecipano alla creazione coreografica?
Non direttamente, nel senso che amo
coreografare fine ultimo secondo. È
la cosa che amo di più. Ma il mate-
riale creato va nelle loro mani e
viene “ricreato” dal loro cuore e dal
loro corpo, il risultato è che, in mol-
tissimi casi, la loro reinterpretazione
dello stesso supera di gran lunga
quello che io avevo pensato.
La Spellbound è conosciuta anche
per la bravura dei suoi ballerini. Il 20
gennaio prossimo ci sarà una audizio-
ne. Cosa cerchi in un danzatore?
Devo premettere una cosa. In com-
pagnia sono nove danzatori che
fanno il lavoro fisico e mentale di
una compagnia di 20 elementi.
Cerco un ballerino che abbia la
disponibilità, la voglia, il desiderio
di portare il suo corpo al limite. E
già questo seleziona fortemente. Mi
rifaccio ad una frase di Forsythe che
ho fatto mia. Quando gli chiesero
che tipo di danzatore cercasse
rispose “io non voglio danzatori che
vogliono ballare, voglio danzatori
che non possono non ballare”.
Anche io cerco un danzatore che
abbia la necessità di comunicare se
stesso attraverso il movimento, che
no n possa farne a meno, perché il
lavoro è talmente intenso da un
punto di vista fisico ed emozionale,
visti anche i ritmi a volte della com-
pagnia, che devi voler fare nello
specifico Spellbound, devi voler
ballare con noi. Allora con quel
danzatore posso cominciare a lavo-
rare. È ovvio che ci siano delle qua-
lità tecniche indispensabili, dei
corpi che devono poter lavorare in
un certo modo, ma ho lavorato
benissimo con gente acerba che
sentiva di voler esprimere se stesso
non attraverso la danza in generale,
una qualsiasi danza per bella ed
importante che avesse potuto essere
…ma un danzatore che voleva pro-
prio danzare cosa si faceva in
Spellbound.
Spellbound Contemporary Ballet in “Rossini Auvertures”, coreografia M. Astolfi (© Alessio Amato)