Gli approfondimenti di DanzaSì Fabrizio Monteverde | 页面 2

La sua ultima opera Il Lago dei Cigni, ovvero il canto, un capolavoro dal successo assicurato. Come  nata lÕispirazione che lÕha portata a con- frontarsi con uno dei giganti del repertorio romantico russo? LÕispirazione  nata innanzitutto dal- lÕatto unico di Cechov, Il canto del cigno. Il racconto mi ha dato la chia- ve di lettura del capolavoro di Petipa,  stato in un certo senso la Òchiave di voltaÓ e quindi abbinare le due cose  stato per me automatico. Nonostante io abbia giˆ rielaborato diverse coreografie di repertorio, non riuscirei a definire lÕesatta fonte dÕispirazione, ogni volte nasce in modo diverso. Per quanto riguarda Il Lago mi sembrava bello e giusto chiu- dere con un capolavoro assoluto, perchŽ questo dovrebbe essere anche il mio Òcanto del cignoÓ! Nel suo Lago lei innesta sapiente- mente le due drammaturgie, quella della fiaba senza lieto fine e quella dellÕatto unico di Cechov, scritto dal- lÕautore nel 1877, proprio lÕanno in cui and˜ in scena la prima al Bolshoi. Quali delle due drammaturgie  pre- valsa sullÕaltra ai fini creativi? Ho cercato di farle viaggiare in maniera parallela, trasportando il racconto di Cechov nel plot narrativo del balletto. Pi giusto sarebbe dire di averle sovrapposte: di far prevale- re in certi momenti pi lÕuna e incer- ti momenti pi lÕaltra. Con il Lago lei ha collaborato con la Compagnia del Balletto di Roma, 14 giovani danzatori ai quali chiede di interpretare individui ultrasettan- tenni indossando maschere di latti- ce. Questa scelta estetica ha richie- sto un maggior impegno da parte dei danzatori o invece ha facilitato lÕespressivitˆ del movimento? Sappiamo che il ballerino  Narciso per natura, per antonomasia, non ama nascondersi e quindi non potevo non incontrare resistenze. Ho dovuto fare quasi unÕoperazione psicanaliti- ca su di loro ma devo dire che nel momento in cui le hanno indossate insieme ai costumi, hanno capito quello che realmente intendevo rea- lizzare. Hanno compreso il senso di tutto il lavoro che gli richiedevo sui piccoli movimenti, giustificando alla fine la mia scelta. La partitura musicale parrebbe lÕuni- co elemento non dissacrato. Quanta importanza ha la partitura musicale nel suo Lago e nelle sue altre crea- zioni in generale? La musica non  per me tra degli ele- Le prove de "Il lago dei cigni, ovvero Il Canto" menti fondamentali della creazione. So che quanto ho appena detto potrebbe sembrare quasi unÕeresia per un coreografo ma al di sopra di tutto per me cÕ  quello di cui parlavo prima: Òla chiave di letturaÓ. Il mio  innanzitutto un lavoro di regia. Nel caso del Lago per˜ la partitura musi- cale  stata molto importante perchŽ racconta di se e poi  bellissima! Non si poteva quindi rinunciare alla partitura musicale in questo caso? Assolutamente no! LÕ ho sfoltita chia- ramente poichŽ la versione originale presenta molte parti ripetute pi volte ed  di circa due ore. Portarla a unÕora e venti, quanto dura il mio Lago,  stata unÕoperazione chirurgi- ca in cui ho cercato di lasciare tutto quello che Il Lago rappresenta ed esprime. Qui allÕAccademia Nazionale di Danza sta riproponendo Bolero crea- to nel 2007 anchÕesso per il Balletto di Roma su musiche di Ravel, ispi- randosi al film di Sydney Pollack del 1969 Non si uccidono cos“ anche i cavalli? PerchŽ proprio questo film? Il Bolero  una coreografia che mi avevano proposto parecchio tempo prima del 2007 ma che avevo rifiuta- to poichŽ nella mia mente avevo il 13