Gnarfe, un tipo alquanto strano
(questo il titolo desuntone) fosse
lo sfogo d’un nobile senatore
francese che, disgustato dalla
alquanto bislacca e tutta dedita agli
studi umanistici. Tuttavia imple-
che negli ultimi tempi in cui aveva
ricoperto la sua carica, voleva
mentava la sua già amplissima
cultura con una componente scien-
darsi un certo tono e finiva col
piccarsi spesso della sua appena
tifica notevole: aveva condotto studi biologici sull’omeotermia, su
acquisita cultura. Nella babele
della Camera, calava il silenzio
no. Dal contenuto satirico, sembrava che le Storie foranee
Il nostro Gnarfe, nella innevata città
di Château-moi era una persona
Neofita della letteratura classica, i
suoi amici senatori sostenevano
matico
pamphlet
bassomedievale che molte fonti citava-
piatti disgustosi, provocando loro
più volte diarrea e vomito.
latifondo a dedicarsi all’attività
agricola.
ro state dimenticate senza costui,
si dedicò alla ricerca d’un fanto-
guace dell’omeopatia, aveva fatto
mangiare ai suoi fedeli uomini dei
carica e avesse vissuto i restanti
suoi anni nella solitudine del suo
certo Gnarfe, poco noto filologo e
studioso di filosofie che sarebbe-
scerebbero ritenere ai nostri giorni
che si fosse trattato di teniasi. Se-
dell’intromissione di alcuni plutocrati, avesse rinunciato alla sua
età contemporanea, quando un
totale subbuglio intestinale. I sintomi riportati dai servi e il referto la-
corruzione dilagante in ambito
forense,
a
causa
La nostra storia s’ambienta in
trascorso i suoi ultimi giorni nel
prototipi di macchine idrovore e
possedeva un fonometro e addirit-
quando il facondo “retore”, riferendosi all’antica Roma, cui la
tura un astrolabio che si era divertito ad usare durante i numerosi
Francia massimamente si voleva
ispirare, finiva con un eloquio di
viaggi svolti in Europa e in Asia. Ma
la sua professione di storico supe-
denuncia nei confronti dei plutocrati del tempo, e conveniva apo-
rava di gran lunga il diletto scientifico: s’era spinto fino al Giappone,
ditticamente che costoro fossero
dei fondamentalisti del liberismo e
ne aveva ritratto la società e i costumi, e ripeteva spesso di come
che non condividessero in realtà i
principi della Rivoluzione. Una
avesse avuto una felice storia
d’amore con una musmè. Egli ade-
diceria, a quanto attestava una
delle fonti, quella che avrebbe
riva alla corrente politica icariana, e
si poneva contro la globalizzazione,
preannunciandone gli effetti disastrosi. La sua bibliofilia, la voglia di
sapere, si riconducevano forse al
suo impedimento fonico: tartagliava
spesso e questo gli aveva garantito
la repellenza da parte degli amici.
Girellava qua e là riportando gli usi
di questo e dell’altro paese, e si
dilettava nella
versi gnomici.
composizione
di
Marcello Adorno
III A Liceo Scientifico
PAGINA
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