Perdere un amico
Sapete, credo che perdere un amico sia una
delle cose più dolorose e devastanti di questo
pianeta. Sembra quasi di perdere un approdo
sicuro, un faro nella notte buia..ci si sente
smarriti. E’ come se uscendo dalla tua vita egli
si fosse portato via un pezzo di te, una parte
del tuo cuore in cui risiedeva. Possono passare
giorni, mesi o addirittura anni, ma quella parte
continuerà a mancarti. Come un puzzle … senza
un pezzo ti sentirai incompleto.
Quando poi quell’amico l’hai perso perché ti ha
tradito è ancora peggio. Quasi come se tu stessi
annegando e ti portassero via il salvagente!
Rimani solo, affondando sempre di più….Magari poi chi lo sa quel salvagente arriva, ma non è più lo
stesso!
C’è stato un attimo in cui ti sei trovato solo in fondo all’oceano..E allora ti chiedi “Perché mi ha lasciato? Perché non c’era quando avevo bisogno di lui?” Quando la fiducia viene a mancare in
un’amicizia si crea una voragine, una spaccatura talmente grande da inghiottire entrambi.
Tutto crolla come un castello di carte spazzato via dal vento; se non c’è la voglia di ricostruirlo rimane lì distrutto. Se si ha troppa paura che crolli nuovamente, si posano le carte in un cassetto e non
si gioca più!
Alba Blandizzi
IV P.N.I.
Perdere un amico
Sentimenti globalizzati
Spesso si sente parlare di adolescenti, ma l’adolescente chi è? Per
definizione è colui che, attraversata l’età della fanciullezza, si accinge a raggiungere l’età adulta;
l’adolescenza è quindi da considerarsi un periodo di transito ricco di
cambiamenti e di interrogativi, a
cui ogni uomo è destinato.
L’adolescente si muove da sempre
tra gioie, dolori, momenti di smar-
rimento psicologico alternati a momenti di estrema padronanza di se
stessi e di esaltazione dell’ IO. Ma
gli adolescenti d’oggi sono gli stessi
della scorsa generazione?
Viviamo ormai in un mondo globalizzato dove chi non ha il cellulare
d’ultima generazione non è destinato ad avere successo nella vita,
dove tutti portano lo stesso taglio
di capelli, gli stessi abiti e magari
nel tentativo di apparire “diversi”
ricorrono e provvedono a farsi disegnare sul proprio corpo una vera e
propria opera d’arte, quale il tatuaggio. Figli della TV, della radio e
dei PC d’ultima generazione i ragazzi d’oggi sembrano non possedere
quella gioia interna che ha caratterizzato gli adolescenti delle generazioni precedenti.Il giovane è solo,
schiavo della vita frenetica a cui è
soggetto, non riesce a trovare qualcuno su cui appoggiarsi, la TV parla
tanto ma in realtà non ascolta; non
ascolta i vari dubbi, le varie perplessità che attanagliano il ragazzo
giorno dopo giorno.
I “non più bambini” devono farcela
da soli, devono riuscire a toccare il
fondo solo per darsi la spinta per
risalire, come hanno fatto da piccoli
quando, nel tentativo di andare in
bici, hanno fatto i conti con
l’asfalto.
CONTINUA ?
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