Giornalino di Istituto 2013 | Page 13

Perdere un amico Sapete, credo che perdere un amico sia una delle cose più dolorose e devastanti di questo pianeta. Sembra quasi di perdere un approdo sicuro, un faro nella notte buia..ci si sente smarriti. E’ come se uscendo dalla tua vita egli si fosse portato via un pezzo di te, una parte del tuo cuore in cui risiedeva. Possono passare giorni, mesi o addirittura anni, ma quella parte continuerà a mancarti. Come un puzzle … senza un pezzo ti sentirai incompleto. Quando poi quell’amico l’hai perso perché ti ha tradito è ancora peggio. Quasi come se tu stessi annegando e ti portassero via il salvagente! Rimani solo, affondando sempre di più….Magari poi chi lo sa quel salvagente arriva, ma non è più lo stesso! C’è stato un attimo in cui ti sei trovato solo in fondo all’oceano..E allora ti chiedi “Perché mi ha lasciato? Perché non c’era quando avevo bisogno di lui?” Quando la fiducia viene a mancare in un’amicizia si crea una voragine, una spaccatura talmente grande da inghiottire entrambi. Tutto crolla come un castello di carte spazzato via dal vento; se non c’è la voglia di ricostruirlo rimane lì distrutto. Se si ha troppa paura che crolli nuovamente, si posano le carte in un cassetto e non si gioca più! Alba Blandizzi IV P.N.I. Perdere un amico Sentimenti globalizzati Spesso si sente parlare di adolescenti, ma l’adolescente chi è? Per definizione è colui che, attraversata l’età della fanciullezza, si accinge a raggiungere l’età adulta; l’adolescenza è quindi da considerarsi un periodo di transito ricco di cambiamenti e di interrogativi, a cui ogni uomo è destinato. L’adolescente si muove da sempre tra gioie, dolori, momenti di smar- rimento psicologico alternati a momenti di estrema padronanza di se stessi e di esaltazione dell’ IO. Ma gli adolescenti d’oggi sono gli stessi della scorsa generazione? Viviamo ormai in un mondo globalizzato dove chi non ha il cellulare d’ultima generazione non è destinato ad avere successo nella vita, dove tutti portano lo stesso taglio di capelli, gli stessi abiti e magari nel tentativo di apparire “diversi” ricorrono e provvedono a farsi disegnare sul proprio corpo una vera e propria opera d’arte, quale il tatuaggio. Figli della TV, della radio e dei PC d’ultima generazione i ragazzi d’oggi sembrano non possedere quella gioia interna che ha caratterizzato gli adolescenti delle generazioni precedenti.Il giovane è solo, schiavo della vita frenetica a cui è soggetto, non riesce a trovare qualcuno su cui appoggiarsi, la TV parla tanto ma in realtà non ascolta; non ascolta i vari dubbi, le varie perplessità che attanagliano il ragazzo giorno dopo giorno. I “non più bambini” devono farcela da soli, devono riuscire a toccare il fondo solo per darsi la spinta per risalire, come hanno fatto da piccoli quando, nel tentativo di andare in bici, hanno fatto i conti con l’asfalto. CONTINUA ? PAGINA 13