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A passeggio tra vulcani , rocce e deserti : protezione catodica e resistività elettrica
Si può arrivare perciò ad affermare che la corrosività di un terreno può essere considerata trascurabile al di sopra dei 250 Ωm ( L . Lazzari , P . Pedeferri . M . Ormellese , “ PROTEZIONE CATODICA ”, POLIPRESS , Milano , 2006 ). La cosa sembrerebbe solo positiva dato che il terreno meno corrosivo comporterebbe una minore corrente di protezione , ma l ’ aumento di resistività del terreno ha , invece , un effetto decisamente negativo sulle prestazioni dei letti anodici . In particolare per gli anodi galvanici , terreni con resistività troppo elevate arrivano ad annullarne totalmente l ’ efficacia . La norma infatti sconsiglia l ’ utilizzo di anodi galvanici , a meno di valutazioni tecniche specifiche o prove in campo positive , per valori di resistività del terreno superiori ai 50 Ωm per gli anodi in lega di zinco e ai 100 Ωm per gli anodi in lega di magnesio . Anche per i sistemi a corrente impressa gli effetti dell ’ aumentata resistività sono estremamente significativi . Come indicato nella norma UNI 10835 , in accordo alle formule di Dwigth , utilizzate per calcolare la resistenza del dispersore verso terra e di conseguenza per garantire un corretto dimensionamento dell ’ impianto , la resistenza è direttamente proporzionale alla resistività del terreno in cui è posato il dispersore . Questo implica che , mantenendo costanti i parametri geometrici del dispersore , passando da 100 Ωm a 1000 Ωm la resistenza del dispersore verso terra aumenterà di 10 volte . Considerando che la resistività in terreni ghiaiosi può raggiungere , e talvolta superare , anche i 50000 Ωm , ci rendiamo facilmente conto di quanto possa essere complessa la realizzazione di un dispersore in tali condizioni . Il problema è che i terreni non sono mai perfettamente uniformi nella loro compo-
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