19
una manifestazione tecnologica possente, distante meno di 30 metri dalla pista
ad una quota di 10mt da terra circa.
Sopra l’UFO nave madre luminescente, c’erano cinque piccoli oggetti luminosi, di un colore rossastro con una venatura arancione pulsante, che si
muovevano erraticamente nel cielo sopra l’UFO nave madre. I piccoli oggetti
giravano attorno al grande UFO senza sosta e senza emettere alcun rumore!.
Un secondo UFO di forma a doppio piatto, aveva un vago colore metallizzato, quando era illuminato dalla luce dei fari della jeep. L’UFO era atterrato
poco distante dai bordi della pista dell’aeroporto, era di fronte all’Hangar 18.
L’oggetto aveva quattro esili gambe di metallo che lo sorreggevano e sostava
silenzioso sulla pista. Era un oggetto molto più piccolo rispetto all’altro UFO
nave madre, il piccolo disco emetteva in modo intermittente molte luci colorate
blu, rosse, verdi, bianche, verdi, gialle, che si accendevano insieme e ritmicamente e sembravano ruotare in sincronia, lungo l’intero asse longitudinale della Flying saucer.
-E’ un’emozione enorme!- disse estasiato il generale di Marines –Non ho ancora una fottuta idea di cosa diavolo scriverò nel mio rapporto, ne come farò a
descrivere questo momento. Santa merda!, non so nemmeno se troverò le parole giuste per sintetizzare quello che sta accadendo! Io non sono un poeta,
sono un’uomo di guerra!- concluse imbarazzato il generale dei Marines.
La Jeep si fermò davanti all’enorme portone aperto dell’Hangar 18; dentro la
grande struttura di lamiera era completamente vuota e buia, emergevano illuminati ritmicamente dal colorato UFO, il grande e desolato pavimento in cemento, le finiture in lamiera dell’Hangar 18. La jeep spense il motore e le luci:
una volta estinto il brontolio del motore della jeep, si diffuse un silenzio irreale
in tutto l’ambiente. La donna scese dalla jeep ed invitò il generale a fare quattro passi con lei.
I due si mossero alla sinistra della Jeep, il maggiore Douglas rimase seduto al volante, voleva accendersi una sigaretta, poi guardando l’Hangar 18,
pensò preoccupato che forse non era una buona idea. Estrasse in silenzio la
Colt M9 dalla fondina, tolse la sicura e camerò il primo colpo in silenzio, poi
impugnò l’arma nella mano destra, puntandola verso il grande e vuoto Hangar
18.
L’aria della notte del deserto del Nevada era silenziosa, fredda e pungente, un
clima insolitamente rigido per un luogo che di giorno, era arso dal caldo e molto polveroso.
-Generale, le andrebbe di fare quattro parole con gli alieni?!- esordì la donna.
-Santa merda!, certo che sì!- rispose il generale, mentre nervosamente portò
le mani al collo, per sistemarsi il nodo della cravatta della propria divisa.