Ergo-UAS. La metrica del lavoro che fa male | Page 3
PREMESSA
L’Ergo-UAS non può essere considerato semplicemente una metrica per
organizzare il lavoro in fabbrica. È di un’ingerenza padronale nella vita
delle lavoratrici e dei lavoratori che stiamo parlando. Attraverso l’ErgoUAS, Fiat potrebbe aumentare i ritmi di lavoro fino a livelli di stress fisico e
psichico dannosi per la salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
Visto in questi termini, l’Ergo-UAS non è solo un modo di organizzare il
ciclo produttivo in base alle esigenze di maggiore redditività aziendale; è
anche una sottomissione della qualità della vita delle operaie e degli
operai alle pretese di profitto di impresa. In sostanza il benessere psicofisico di chi sta in fabbrica diventa variabile dipendente del profitto
aziendale. La vita stessa delle operaie e degli operai è quindi subordinata
alla produzione. E l’Abruzzo è coinvolto in maniera diretta e significativa
in quel processo di organizzazione del lavoro, totalizzante per le vite delle
lavoratrici e dei lavoratori.
Lo stabilimento Sevel, infatti, ha anch’esso adottato quel contratto Fiat
che prevede l’applicazione del sistema Ergo-UAS per organizzare il ciclo
produttivo. Stiamo parlando della più importante fabbrica europea di
veicoli commerciali, che conta circa 6.000 dipendenti. Senza contare che i
metodi Fiat potrebbero vedere la loro applicazione anche nelle fabbriche
dell’indotto Sevel. I casi di malattia professionale legati all’intensità dei
ritmi di lavoro sono già in costante aumento nella nostra regione, e
l’Ergo-UAS rischia seriamente di contribuire all’ingrossamento di un
esercito di lavoratori malati. Le gravi conseguenze in termini sociali ed
economici sarebbero ancora una volta a carico della collettività.
Saremmo di fronte ad impatto sociale ancora più grave di quello attuale, il
cui peso si scaricherebbe di nuovo sulle spalle della lavoratrici e dei
lavoratori. Il demansionamento a causa della malattie contratte per cause
di lavoro, fino all’espulsione dal ciclo produttivo sono già oggi situazioni
ricorrenti. E già oggi, in Sevel, di lavoratrici e lavoratori classificati a
“Ridotte Capacità Lavorative” (RCL), e quindi a rischio di espulsione dal
ciclo produttivo, se ne contano a centinaia. Ma lontano dall’intervenire
sulle cause di quelle patologie per rimuoverle, l’Ergo-UAS aggrava le
condizioni di stress psico-fisico ed aumenta i rischi di malattie
professionali.
L’Ergo-UAS quindi, rappresenta, nella sua applicazione, il modo in cui il
padrone esprime la volontà di privatizzare i profitti e di socializzare le
perdite, che in questo caso si esprimono in termini di salute e dignità delle
lavoratrici e dei lavoratori.
Per questo è necessario comprendere l’Ergo-UAS e contrastarlo, per
affermare con forza che la salute ed i diritti non sono in vendita.
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