Il 50% dei giornalisti ritiene i social fonti di informazione affidabili con la maggior fiducia assegnata
dagli utilizzatori di YouTube, Instagram (piattaforme largamente visual) e Twitter.
Quasi univoca l’asserzione di pubblicare notizie verificate e complete (91%) piuttosto che inseguire
lo scoop per essere i primi. Anche gli americani condividono questa posizione anche se una
percentuale minoritaria ma più consistente che in Italia preferisce l’urgenza all’affidabilità.
Le immagini e i video utilizzati dai professionisti sono in larga parte ricavati da banche dati a
pagamento o gratuite online; seguono le fonti interne alle testate e solo infine la produzione
propria. Il 25% dei giornalisti dichiara di utilizzare il materiale postato sui social.
Andrea Tortelli, giornalista professionista e fondatore di Giornalisti Social (www.giornalistisocial.it),
la più grande comunità italiana di giornalisti sui social media con oltre 26 mila iscritti, interpellato
su questi dati spiega: “La situazione della professione è decisamente complessa e - come emerge
dall'indagine - le contraddizioni sulla percezione del fenomeno social non mancano: da una parte
cresce la consapevolezza che i social sono strumenti di promozione e autopromozione sempre più
importanti, dall'altra in pochi hanno capito che la carta non può rappresentare il futuro, e che non
rappresenta già più il presente. In questo contesto, la parte più conservativa è rappresentata, a mio
avviso, da coloro che sono rimasti all’interno dei giornali e vedono con diffidenza il nuovo scenario
del digitale, del mobile e dei social, guardando alla professione con una visione più tradizionale.
Poi ci sono i colleghi che le garanzie del Contratto nazionale giornalistico le hanno perse o non le
avranno mai, che interpretano il lavoro del giornalista in maniera più aperta, ma a volte
contraddittoria, nella consapevolezza che - come indica anche una ricerca del Censis - oggi i social
sono la prima fonte di informazione per la gran parte degli italiani. Questo contrasto si evidenzia
anche negli spazi on line che gestisco - come il gruppo Giornalisti italiani su Facebook, con i suoi
18mila iscritti - in cui il dibattito è talmente acceso da sfiorare la rissa verbale su alcuni temi".
Inoltre nelle 2 indagini viene evidenziata la tendenza dominante nell’industria editoriale in merito
alla compatibilità dei format della testata con gli smartphone (54%), convinti della fruizione di
notizie da parte del pubblico tramite apparecchi mobili. Segue la necessità di offrire contenuti
multimediali (41%), per raggiungere il target “always on” che ha bisogno di una molteplicità di
canali.
Sul futuro dell’advertising, ne individuano il futuro nella forma “native” mentre gli americani sono
nel 47% dei casi neutrali (e il 28% negativi).
Il rapporto fra giornalisti e professionisti della comunicazione non ha subito modifiche per il 48%
degli intervistati che continuano a fidarsi in egual misura, mentre per gli americani non è cambiato
per il 66% degli intervistati.
Il 25% dei giornalisti italiani dichiara di fidarsi dei professionisti meno che in passato e il 20%
invece ha aumentato la fiducia.
Per quel che riguarda i materiali, la preferenza è sempre per il tradizionale comunicato stampa,
seguito da immagini/video/sondaggi, dati, studi che facilmente possano essere “notiziati”. Resta la