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meglio come mai la mentalità che preferisce l’ acquisto di beni esteri affama e uccide le nostre industrie e, dunque, alla fin fine riduce il nostro paese a una condizione di povertà e degrado. Siamo diventati genitori adottivi delle industrie straniere, dimenticando il nostro popolo. Guardiamoci intorno in casa, contiamo di quanti oggetti esteri e industriali siamo circondati. Il loro prezzo cumulato equivale all’ ampiezza della disoccupazione che abbiamo contribuito a provocare nella nostra terra. La donna amministratrice della casa, diventa anche la direttrice delle industrie che succiano via la nostra ricchezza. È istruita a mutare questo delicato ruolo? Altre nazioni fanno anche peggio. Giappone, Germania, Italia, Russia incoraggiano le donne ad avere più bambini per alimentare i ranghi degli eserciti, riducendo la nobiltà della maternità a livello di fabbrica di munizioni e nutrono le loro industrie con il sangue dei loro figli, conducendo una guerra per ragioni economiche. Intanto noi facciamo di tutto per distruggere il poco che abbiamo. Un yatra moderna e la strada per la libertà. Se vogliamo un prodotto che non sfrutti e che sia indiano dovremmo forse peregrinare di negozio in negozio. Ma non dobbiamo considerarlo uno sforzo sterile. In realtà si tratta di una moderna yatra. Ci sono persone che compiaciute misurano la lunghezza dei loro pellegrinaggi da Kanya Kumari a Kashi, per guadagnare meriti. Possiamo fare di meno? Dobbiamo infatti sviluppare uno zelo religioso bruciante per il benessere dei nostri villaggi. Se come popolo riusciamo a rifiutare categoricamente di acquistare beni esteri e industriali per scegliere quel che è prodotto in India le nazioni straniere avranno meno interesse a tenerci assoggettati. Ecco dunque che lo swadeshi è un passo necessario per liberarci dal dominio di evitare future invasioni, ma questo richiede l’ adempimento quotidiano del nostro dovere. Salveremo le vite di milioni di persone. Abbandoneremo la strada che ci ha portato alla schiavitù e alla distruzione. Quando le donne giocheranno bene il proprio ruolo, realizzeremo in pieno il detto secondo il quale“ la mano che guida la culla governa il mondo”.
LA DIAGNOSI. Ecco forse qual è la malattia, mentre la gente ha bisogno di certi beni, si incoraggia la produzione di altre merci, che non solo non soddisfano i bisogni primari, ma incoraggiano l’ individualismo a spese dell’ attenzione al benessere generale. Occorre dunque una riorganizzazione sociale ed educativa. Dobbiamo dunque portare avanti degli esperimenti nei quali la comunità( locale) di villaggio giochi il ruolo centrale. L’ esperimento non è meramente tecnologico, è una prova di ricostruzione sociale, non va condotto in laboratorio ma, nella quotidiana vita di villaggio.
Economia di condivisione, come uscire dalla crisi mondiale, Joseph kumarappa, Centro Gandhi edizioni( pag 42-49)

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