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territorio
La peste solitamente veniva diffusa da “ esterni ”: soldati , marinai , mercanti che arrivavano da zone infette . La loro malattia e la conseguente morte venivano inizialmente sottovalutati e anzi spesso si faceva bottino dei loro vestiti , delle loro armi o delle loro merci propagando così inconsapevolmente il morbo . Nel 1575 la contea di Arco probabilmente non fu colpita in modo significativo dalla pestilenza . Lo attesta , in modo indiretto , un proclama steso dal notaio Francesco Ischia , emanato per « commission » del conte governatore Vinciguerra e del commissario Marco Tullio Bernerio , che stabiliva che « per lavenir non sii persona alcuna di qual grado esser si voglia che ardischi senza espressa licentia […] uscir fuori dela jurisditione della contea d ’ Arco et senza le loro fedi nè alogiar overo acetar in casa alcuna persona qual venissi da Trento over da val de Caveden o dala villa de Fiavei et da altri loci fuori de la contea d ’ Arco [...] Item si intima che qualche persona venendo da qualcheduno dei predetti lochi fuori de la contea d ’ Arco et vorà sforciatamente intrar contra la volontà dele guardie deputate così nella Terra di Arco come nelle ville o lochi di essa contea possiano esser offisi da qualunque persona fino alla morte , senza pena alcuna ». L ’ unico modo per difendersi dalla peste era quindi quello di stabilire rigidi controlli sulle persone che provenivano da zone infette , stabilendo pene severissime ( fino alla morte ) per chi tentava di superare il cordone sanitario ed impedire altresì che qualcuno uscisse dai confini della contea . In pratica si stabilì una “ zona rossa ”; la contea di Arco si autoisolò per difendersi da possibili contagi che arrivavano da territori limitrofi , colpiti dalla peste . Ma la pandemia che più viene ricordata è senza dubbio quella della peste scatenatasi nel 1630 . Indubbiamente il merito di questo ricordo indelebile è di Alessandro Manzoni che ne ha fatto oggetto di narrazione mirabile in alcuni capitoli del suo capolavoro . Il rischio che essa ha comportato , e ancora comporta , è altresì quello che , nell ’ immaginario collettivo , ciò che è stato un terribile evento storico sia colto come il frutto della fantasia dell ’ autore , una favola . Ma questa è la riflessione che ci siamo ripetuti infinite volte in questi mesi ; ci sembrava che tutto quello ci stava accadendo intorno non fosse vero , fosse inimmaginabile ! Restare in casa , l ’ autocertificazione per uscire anche solo per brevi tragitti nel comune , le attività che si bloccano , le scuole e le chiese chiuse , le mascherine da indossare e soprattutto i tragici bollettini sui contagi , i ricoveri e i decessi . Ci siamo sentiti sospesi , in una situazione che neppur minimamente avevamo preventivato .
1630 Annus pestilentialis
Ma è il dato storico che ci riporta alla realtà , adesso come allora . Nel Libro dei Nati della Parrocchia di Arco , che registra le nascite dal 1627 al 1644 , troviamo questa scritta : « 1630 . ANNUS PESTILENTIALIS in quo ultra tria hominum millia in Comitatu Arcensi perierunt » ossia : « 1630 , anno della pestilenza in cui morirono nel contado di Arco più di tremila persone ». E qualche pagina dopo , sotto le registrazioni dei nati , ecco un ’ altra nota : « Hoc anno 1630
Dal Libro dei Nati della Parrocchia di Arco : “ 1630 - Annus pestilentialis ” durante il quale nella contea di Arco morirono più di tremila persone . Segue la registrazione del primo nato il 15 di gennaio .
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