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Il voto dei dodici sabati
La comunità di Dro e Ceniga , riconoscente verso il Signore per esser rimasta « libera ed illesa » dal contagio , fece voto « che ognuno sì del loco nostro di Dro et Ceniga festeggi et osservi ogni sabbato che sarà avanti ogni prima Domenica di ciaschedun delli 12 mesi dell ’ anno , si anco ogni forastiero et fu ciò decretato sotto l ’ anno del 1632 , l ’ ultimo di Genaro ad perpetuam rei memoriam ». In tempi recenti si è tornato a ricordare in Dro e Ceniga il “ voto dei dodici sabati ” con diverse manifestazioni , culturali e folcloristiche . La comunità vive sentitamente questa rievocazione storica , attivandosi con iniziative fondate precipuamente sul volontariato ; e ciò contribuisce a cementare e ad accrescere un positivo spirito di collaborazione , a vincere la “ peste ” dei nostri giorni , che è l ’ indifferenza , l ’ incomunicabilità , la chiusura verso gli altri . 1836 - l ’ anno del colera . Così nella Cronaca di Arco ( 1771 - 1879 ), a cura dell ’ arciprete Degara , inizia la descrizione dell ’ epidemia che colpì la comunità di Arco e soprattutto quella di Dro e Ceniga . L ’ arciprete si limita a trascrivere una memoria scritta dal cappellano don Giovanni Merlo che attribuisce l ’ avvento della malattia di origine asiatica al passaggio in Europa dell ’ armata russa già a partire dal 1831 .
E poi così continua : « Al vedere che la malattia s ’ avvicinava a gran passi il Magistrato d ’ Arco ai 20 ottobre , ed il Rev . mo Ordinariato ai 19 Novembre 1835 ordinaron pubbliche preghiere , ed ai 5 febbraio fu ordinato anche d ’ istruire il popolo nel metodo di viver per esser preservati ». Una circolare a firma del Protomedico Ehrhart , ad uso dei medici della provincia , si sofferma sui sintomi e sulle cure da praticare agli ammalati . Risparmiando al lettore la dettagliata descrizione dei sintomi ( in sintesi , dolori di stomaco , diarrea , vomito , brividi , sete ), è interessante invece elencare i prodotti e i rimedi proposti . Si iniziava con lo sciroppo di camomilla , per passare ad un po ’ di magnesia bruciata con del rabarbaro , ai panni caldi o ai fiaschi di acqua bollente da mettere sul corpo dell ’ ammalato , al tè di altea o di fiori di tiglio . Per far recuperare energie all ’ infermo si consigliava poi una tazza abbondante di buon brodo di carne di manzo ben salato ! Se nel 1630 le comunità di Dro e Ceniga erano risultate esenti dalla falcidia determinata dalla peste , nel 1836 invece gli stessi paesi vennero colpiti dal morbo in modo significativo . La Cronaca degli arcipreti di Arco ci segnala l ’ apice dei casi di mortalità verso la metà di luglio ; l ’ 8 di agosto il curato don Giovanni Chini compie , per i due paesi , una sorta di bilancio anche se la malattia non era scomparsa del tutto : « I morti di Colera dal 14 luglio ad oggi furono 92 , moltissimi capi di famiglia ed il medico Benuzzi con altri di riguardo . Gli ammalati furono circa 400 , e di questi 200 assaliti con gran violenza ». Qualche anno dopo , nel 1842 , il curato di Dro don Quintino Baldi scrive all ’ Ordinariato di Trento : « Alcuni di Dro mossi da grande timore di perder la vita infuriando il Colera nell ’ anno 1836 fecero devozione di erigere una cappelletta dedicata a S . Libera sulle rovine di un vecchio capitello alla stessa Santa dedicato ; quest ’ opera incominciata allora con gran fervore e bene inoltrata , si arrestò con l ’ arrestarsi del male , e venne solamente in questo passato agosto ridotta al suo termine ». Il curato chiedeva quindi che l ’ Ordinariato autorizzasse l ’ arciprete di Arco a benedire la cappella e a concedere che vi si celebrasse la messa nel giorno della festa di S . Libera .
1855 La prevenzione contrasta il morbo
Tabella riassuntiva dei morti di colera nel 1836 nel Decanato di Arco ( Libro dei Morti 1836 , Archivio parrocchiale di Arco ).
Nel 1855 il colera tornò a minacciare il Basso Sarca . Nel giugno di quell ’ anno il podestà di Riva , Francesco Berti , nominò una Commissione con l ’ incarico di verificare le condizioni igieniche nelle singole abitazioni ed emanò un avviso a tutta la popolazione .
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