Dialogo_02-2020 | Page 21

persone me troviamo in rassegna questioni di immediata attualità , i temi del nostro tempo . “ La crisi ” come momento di “ prova ”, ma anche come occasione da non sprecare , come fattore di crescita e di speranza . Vi è la “ giustizia ”, parola forse più pregnante di altre , pure importanti , come uguaglianza , equità e solidarietà , che presuppone l ’ indignazione prima di essere ricercata e praticata . Don Marcello si accosta poi al concetto di “ responsabilità ”, nelle diverse declinazioni e sfumature di significati che questo termine assume , ma sicuramente da interpretare come “ struttura dell ’ impegno reciproco ”. E ancora riflessioni sul “ corpo ”, il corpo finalmente liberato da una certa etica colpevolizzante , ma un corpo che rischia al tempo stesso di tornare prigioniero di fronte a chi , anziché viverlo , lo banalizza a fatto estetico , a idolo , a fisico prestante . Ma il corpo anche come libro del tempo , come corpo ferito , malato , che esprime l ’ unicità della persona . Di nuovo il tema “ terra ”, affrontato con la testimonianza forse più nota e più bella , quella di Francesco d ’ Assisi , accostata a un mosaico di citazioni capaci di ragguagliarci sull ’ itinerario da seguire . Per far ridiventare la terra “ madre ”, oggi sconquassata com ’ è da mille tormenti . Pagine importanti le dedica al Dio misericordioso , a partire da una domanda ricorrente , e che inquieta : ma “ dov ’ era Dio quando tutte queste cose ( le ingiustizie , le catastrofi ) accadevano ?” Vi sono parole chiave che impreziosiscono il volume : la “ semplicità ” che non va confusa con semplicismo . Altre meno consuete , dedicate “ alle mani ”. C ’ è poi spazio per i giovani , i giovani incontrati , conosciuti , accompagnati da don Marcello . Una sensibilità particolare egli dimostra per “ economia , reciprocità e cooperazione ”. Un ’ economia che va rifondata su basi nuove , su basi etiche , capaci di recuperare concetti antichi come bene comune , reciprocità , solidarietà e forse quello più congeniale di fraternità . “ Mercato e solidarietà che potranno andare d ’ accordo - ammonisce don Farina - solo se anche l ’“ altro ” che abita la società civile potrà trovare cittadinanza dentro il sistema di produzione e di distribuzione di beni ”. Parole di verità infine per la “ sua ” Chiesa-istituzione , che talvolta lo ha fatto penare , spigolature pacate , quasi sussurrate , e per questo molto fariniane : “ la stoffa della Chiesa è più logora di quanto possiamo immaginare ”, dice . Vi è bisogno di una “ vera e propria manutenzione radicale ”, incalza . Si tratta di un ’ iniezione di realismo , precisa più avanti , che però “ non deve spaventarci , non ci deve far vedere tutto nero o trascurare la virtù cristiana della speranza ”. Sono argomentazioni non nuove per chi è stato testimone delle sue celebrazioni affollate in Duomo e più avanti nella Chiesa di Canova ( sotto lo sguardo benevolo del parroco di allora , don Franco Pedrini , un amico ). Erano gli anni Novanta e primi Duemila , non c ’ erano gli smartphone , Canova faceva parrocchia e le casse rurali erano oltre sessanta . Oggi , in un tempo diverso ma comunque nostro , le riflessioni che contano sembrano essere le stesse . La grandezza e la fragilità dell ’ uomo , per tornare al bel titolo e al primo capitolo del libro . E alla sua dimensione comunitaria , all ’ esistenza che assume significato se - e solo se - è “ con gli altri , grazie agli altri e gli altri ”. È un filo conduttore che attraversa la trama dell ’ intero lavoro di Farina , la cifra dominante che caratterizza il suo pensiero e il suo modo di essere . Auguri di cuore don Marcello , alla prossima sfida : magari un commento appassionato e appassionante a Fratelli tutti , l ’ ultima enciclica di papa Francesco .
Alberto Ianes storico dell ’ economia e dell ’ impresa presso la Fondazione Museo storico del Trentino , membro del comitato scientifico della Fondazione don Guetti .
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