DENTROCASA SETTEMBRE 2025(clone) | Page 59

F igure eteree, legate da un filo invisibile in dialogo fra umano e spirituale. Sagome scolpite in una cornice di luce e colore, come corpi sognanti, impalpabili, sfuggenti. Quella di Lorenzo Bonechi( Figline Valdarno, 1955- 1994) è una pittura fondata sul disegno, con tratti che privilegiano la forma e valorizzano una composizione definita, ordinata, chiara. Il Museo Novecento di Firenze gli dedica in questo periodo la mostra dal tema“ La città delle donne”, curata da Sergio Risaliti e Eva Francioli in collaborazione con l’ Archivio Lorenzo Bonechi, e aperta al pubblico fino al 29 ottobre 2025. L’ esposizione, che accoglie circa 25 opere, omaggia il percorso creativo dell’ artista toscano, con l’ intento di posizionarlo tra i maggiori interpreti del nostro tempo. Osservare le opere di Bonechi, che ha esposto anche in prestigiosi musei e gallerie internazionali, è come assistere ad un atto di rivelazione, concepito a metà strada fra la dimensione del sacro e le solide radici terrene. Le sue donne, creature nobili e amabili, sembrano respirare l’ altrove ma tengono i piedi ben ancorati a terra, schierate in una processione lenta e muta: passi misurati e composti che lasciano presagire la solennità di un annuncio ancora indecifrabile. Al loro apparente straniamento fa da contraltare un arcano senso di appartenenza, familiarità, come se ci trovassimo al cospetto di vere e proprie messaggere di rinascita. Incrollabili portatrici di luce, sono proiettate su orizzonti di speranza come a ribadire la propria forza generativa. L’ umanità progredisce sotto i loro sguardi fissi, intensi, penetranti, che vegliano e indirizzano, amano e orientano. Artista colto e sensibile, Lorenzo Bonechi, nelle sue figure allungate, solitarie o in gruppo, fa risuonare echi della scuola antica, della pittura bizantina e dell’ iconografia russa, come parabole nuove di purezza e autenticità. Vestite di un’ essenzialità priva di fronzoli, avanzano sullo sfondo di un paesaggio idealizzato di cui diventano complici e involontarie protagoniste. Fedele alle proprie origini, l’ artista si rifà infatti alla bellezza senza tempo di campagna e borghi toscani, alle loro tradizioni antiche, cogliendone l’ essenza in una luce calda e vibrante, ma restituendone un’ immagine geometrica, rigorosa, a tratti simbolica, come fossero luoghi di passaggio. Negli occhi rimangono scene di quieta armonia, equilibri intatti evocati tramite l’ ausilio di colori saturi, pieni, a definire un’ atmosfera di delicata accoglienza. Il destino si svela sotto forma di visioni nelle quali la dolcezza dei visi si scontra con la rigidità delle forme. Come archetipi del sacro calati nella contemporaneità delle dinamiche terrene, ritratti universali e disincantati, assorti in una pace contemplativa.

Sopra: Lorenzo Bonechi, Città Celeste, 1991, olio su tela, 180,5x151 cm. Nella pagina accanto:
Lorenzo Bonechi, Figure, 1994, olio su tela, 74,5x60 cm.
Stefania Vitale stefania. vitale @ dentrocasa. it
Lorenzo Bonechi, Corteo muliebre, 1987, olio su tela, 70x100 cm