DENTROCASA NOVEMBRE 2022 | Page 68

GRANDANGOLI D ’ IMPRESA

IL MANAGER DELLA FELICITÀ

“ Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto , ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno ” Khalil Gibran

Nel corso della pandemia si è assistito ad un fenomeno particolare : l ’ addio alle aziende da parte di molti profili , anche qualificati , che hanno rivisto le loro priorità , nel desiderio di dedicare più tempo al proprio benessere individuale , alla propria famiglia , alle relazioni interpersonali . In Italia nel secondo trimestre del 2021 si sono dimesse 484mila persone ( il picco negli ultimi 5 anni ), la maggior parte delle quali ha rinunciato al cosiddetto “ posto fisso ” o a un ’ occupazione diventata troppo consueta per ricercare una realtà lavorativa più stimolante , sia sul piano dei contenuti e delle relazioni fra colleghi , sia dal punto di vista della quantità e qualità del tempo dedicato . Un evento di rottura come quello pandemico , che ha avuto impatti dirompenti sul mondo della sanità , della scuola , dell ’ industria , trasformando abitudini ed attitudini delle persone , ha portato con sé la sensazione di “ scampato pericolo ” riproponendo la ricerca di una strada verso la felicità , al di là della routine e della propria zona di comfort . Cambiare vita in modo drastico non è concesso a tutti , ricercare un piccolo gradiente di serenità in più , a partire dall ’ ambiente professionale , sicuramente sì . Cosa si intende , dunque , per felicità ? Epicuro affermava che il piacere è quiete ed assenza di dolore , ed inizia nello stare bene con sé stessi , fra imperturbabilità e libertà . Gli Stati Uniti hanno inserito nella dichiarazione di indipendenza del 1776 il diritto alla felicità , in un ’ accezione morale , etica ed economica . Il consumismo ha proposto elementi , prodotti , proposte più effimere , alla ricerca di sensazioni di benessere da ottenere velocemente ma altrettanto in fretta dimenticate . Le aziende più evolute si fanno interpreti del cambiamento , cercando di valorizzare la risorsa umana all ’ interno del sistema , non soltanto sul piano del welfare , dei benefit , della monetizzazione , della carriera , ma operando per costruire un ’ organizzazione positiva . Nascono così i manager della felicità , parafrasando il termine Chief Happiness Officer ( CHO ), introdotto nel mondo anglosassone , da sempre un passo avanti nella definizione e sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e gestionali . Questa figura , a dispetto della qualifica romantica , avvia il suo percorso dall ’ analisi dei dati : in Europa 40 milioni di lavoratori soffrono di stress da lavoro correlato , il 70 % delle persone dichiara di non amare il proprio lavoro , il 57 % è alla ricerca di una nuova occupazione , solo 3 lavoratori su 10 ritengono ascoltate le proprie opinioni nell ’ ambiente lavorativo . Interessante la misura dell ’ infelicità : si tratta di circa 16mila euro annui per ciascun dipendente infelice , calcolabili come minor produttività , maggiore assenteismo e maggiori spese sanitarie . In Italia i segnali sono analogamente rilevanti : il 40 % dei lavoratori intende cambiare attività nei prossimi 12 mesi , e tale indicatore è inferiore solo tra i professionisti e le partite iva , che apprezzano la flessibilità , nonostante le difficoltà nel reperire clienti , nel far fronte alla tassazione e nel gestire i crediti . Si dice inoltre che le persone valide non lascino le aziende , ma i loro capi , e che fra i fattori critici vi siano i carichi di lavoro eccessivi e l ’ assenza di autentica meritocrazia . Il nuovo Chief Happiness Officer interviene su vari aspetti , tangibili e intangibili , avviando l ’ ascolto delle esigenze a tutti i livelli e monitorando costantemente le tendenze , gli interessi , le indicazioni che giungano dai collaboratori . Cerca di promuovere ambienti di lavoro ecosostenibili e confortevoli , creando spazi interni dedicati allo sport e al relax , coinvolge con politiche attive le risorse umane sia rendendole partecipi dell ’ andamento dell ’ azienda , sia sviluppando progetti benefici per il territorio . Una recente ricerca universitaria presenta dei numeri interessanti : le persone felici rendono fino al 20 % di produttività in più , chi è soddisfatto del proprio lavoro esprime il 54 % in più di capacità di concentrazione , e nelle aziende “ sane e serene ” diminuiscono del 40 % gli incidenti sul lavoro . Le organizzazioni positive sviluppano un + 300 % di capacità di innovare e registrano un -50 % in termini di turnover del personale . Le aziende “ gentili ” si posizionano inoltre ad un livello fino a 14 volte superiore nei ranking economico-finanziari , con un + 4 % di margine operativo realizzato ; in queste realtà anche i casi di stress da lavoro correlato si riducono al minimo , con il conseguente minor ricorso a contenzioni o a procedure di conciliazione , spesso lunghe , faticose e dispendiose . Ridurre i costi del malessere senza perdere di vista il business , ma anzi valorizzandolo , e considerare la felicità una competenza strategica sono dunque spunti fondamentali per le organizzazioni che vogliono crescere in dimensioni e qualità , che guardano ad un orizzonte di medio-lungo termine e non si fermano alla contingenza e all ’ operatività quotidiana . Il capitale umano è il valore chiave da salvaguardare , in tutte le imprese , se possibile con formule e modalità manageriali e innovative . di ing . Lisa Zanardo Top Performance Consulting Consulenza d ’ Impresa lzanardo @ studiotpc . it studiotpc . it