DENTROCASA MAGGIO 2019 | Page 39

chi Ljubica Komlenic Top Italian Chef [email protected] info carlomagno.it ph Giovanni Panarotto giovannipanarotto.com [email protected] anche se il tempo non sempre lo consente. Bisogna in ogni caso tenersi informati”. Può un vino rovina- re un piatto? “Cer- tamente. A volte se non assaggi adegua- tamente ti aspetti sensazioni completa- mente diverse. Se il vino è troppo acido, ad esempio, va a co- prire la leggerezza del piatto”. Come si capisce se una bollicina è di qualità? “Anzitutto dalla digeribilità, ma già nel versare il vino nel bicchiere riesci a valutare subito la schiuma. Il giorno successivo alla consumazione non deve poi dare mal di testa o acidità. I clienti più informati ti chiedono ormai un vino senza solfiti o con pochi polifenoli. Non dimentichiamo poi anche l’importanza del calice, la sua forma o lo spessore del vetro, per apprezzare a dovere il vino. Per il mio lavoro servirebbe sicuramente più preparazione con corsi ad hoc mirati sulle diverse mansioni”. Cosa pensi dei tavoli con anche quattro calici di vino? “Dico che più il tavolo è ordinato, meglio è. Anche perché il cliente di oggi appoggia spesso anche cellulare, chiavi e accendini… Ci sarebbe anche la carta dell’acqua ma ci vuole una cultu- ra adeguata e non è il caso di appesantire troppo il ruolo del cliente che viene al ristorante per rilassarsi”. Il maître e sommelier celebra anche il rito dell’ac- coglienza… “Devi mettere il cliente più a suo agio possibile. Sentirsi abbandonati all’ingresso o all’u- scita non è bello. Il cliente ha sempre ragione, nel senso che deve sempre trovarsi bene, ma va anche indirizzato: manca ancora una cultura del come si sta seduti, come ci si alza o anche come si chiama correttamente un cameriere”. Tra gli aspetti fondamentali del tuo lavoro c’è l’organizzazione, specie per ristoranti che ospi- tano anche centinaia di persone contemporanea- mente: “Occorre un lavoro di gruppo, che sappia calibrare i tempi e stemperare la tensione per i tanti piatti da consigliare e servire. Viene fatto a tal proposito un briefing fra i responsabili all’ini- zio e alla fine della serata per andare a correg- gere le imperfezioni”. Sarebbe una bella idea fare corsi ai clienti? “Per- ché no: sarebbe da tenere in considerazione”. Come sono i bambini di oggi a tavola? “Non tutti sono bravissimi, devo dire: ci sono bambini che smontano letteralmente la tovaglia e sporcano dappertutto. L’educazione va impartita da picco- li, a casa. I bambini devono quindi essere guidati anche a seconda della location che frequentano, anche perché per loro la scoperta diventa uno stimolo”. Maître e sommelier devono portare energia po- sitiva in sala… “Già. I problemi personali vanno tenuti fuori dal lavoro. Per l’ospite in sala il sor- riso è fondamentale”. Infine, che messaggio lancerebbe ai lettori di DENTROCASA? “Quello di cercare di rendere più piacevole possibile il proprio tempo a tavola e in questo modo agevolare il servizio e trascor- rere del tempo migliore. L’arte della tavola cela un patrimonio culturale ancora da scoprire e di- vulgare” conclude Fabrizio Bolpagni.