DENTROCASA FEBBRAIO 2022 | Page 27

Dall ' alto in senso orario : Jinx and Justin in MG , Firenze , 1951 ; Jimmy tells a story , New York City , West Village , 1947 ; Penn Station , Boys on suitcase , NYC 1948 . © Ruth Orkin Photo Archive .
Appassionata di cinema , anche perché figlia della interprete del muto Mary Ruby , Ruth Orkin trasferisce nell ’ immagine il pathos di un racconto , ma anche la fresca naturalezza di un ’ istantanea : un mix di linguaggi che diventa cardine di un ’ arte personalissima perfettamente calata negli scenari esclusivi con i quali si è confrontata . Nei suoi lavori , infatti , le vie di Roma , Venezia o New York non sono semplici fondali di scena , ma diventano un tutt ’ uno con i protagonisti , interagendo con essi ed entrando nel vivo dell ’ azione . E succede straordinariamente tanto per le star hollywoodiane , tanto per un ’ umanità , per così dire , più ordinaria : sulla pellicola si avvicendano infatti Robert Capa , Albert Einstein e Woody Allen , ma anche perfetti sconosciuti che in alcuni casi acquisteranno fama proprio grazie all ’ obbiettivo di Ruth Orkin . È il caso della studentessa di storia dell ’ arte Nina Lee Craig , protagonista del famosissimo scatto dal titolo “ American Girl in Italy ”, divenuto presto icona della fotografia del Novecento e riprodotto su poster , calendari e cartoline . L ’ immagine , facente parte di una piccola sequenza , ritrae la giovane che incede a passo svelto in una via di Firenze sotto gli sguardi ammirati di una “ platea ” maschile . Quella che oggi è assurta a immagine simbolo della battaglia femminista , aveva nelle intenzioni della Orkin ben altro significato : sottolineare cioè la libertà con la quale una donna del Dopoguerra potesse muoversi in solitaria lontano da casa . La storia di questa foto si consumò fra scandali famigliari e la crescente , inimmaginabile , notorietà di quella che era in origine semplicemente una giovane americana . A balzare all ’ occhio nelle fotografie di Ruth Orkin l ’ evidente , strettissimo , legame fra cinema e fotografia , nonché l ’ indole avventurosa di perfetta storyteller alla base dei suoi principali lavori . Curiosa e affascinata dal presente , ha sempre infatti investito molto tempo alla scoperta di situazioni , circostanze e persone , con un occhio sempre aperto all ’ innovazione . Non a caso , ancora giovanissima , raggiunge gagliardamente New York in sella alla sua bici per lasciarsi affascinare dalle “ meraviglie ” dell ’ Expo del 1939 . Con la macchina fotografica è amore a prima vista ,
a cominciare dalla prima Univex costata 39 centesimi e regalatale all ’ età di 10 anni . Quello del cinema rimane invece un sogno o poco più , vuoi anche per le forti limitazioni , di fatto , imposte al tempo alle donne . In compenso si fa ampiamente strada come fotoreporter realizzando servizi per i maggiori magazine del tempo , come Life , Look e Ladies Home Journal . Una storia , quella della Orkin , che parla di emancipazione , di curiosità e di rispetto per tutto quanto si dispiegasse sotto i suoi occhi . L ’ obbiettivo della macchina fotografica documenta un mondo in trasformazione , osservato e ammirato a debita distanza e convertito in immagini che tanto ricordano le sequenze filmiche . Come morbide carezze a ripercorrere e custodire guizzi lontani …
Fino al 2 maggio 2022 museibassano . it di Stefania Vitale stefania . vitale @ dentrocasa . it