profili d’arte
ELENA MONZO
TUTA C’MON
(ZOO) ROOM
Al Castello Sforzesco di
Soncino un’originale creazione
richiama l’illusorio confronto
tra mondo reale e virtuale.
Dall’antico Egitto alle nuove
frontiere dei nativi digitali.
A
nche questa volta la fantasiosa ed eclet-
tica Elena Monzo, nata a Orzinuovi (Bs) e
diplomata all’Accademia di belle arti di Brera
a Milano, è riuscita a creare una nuova storia,
dando vita ad un’ambientazione da fiaba.
Il Castello Sforzesco di Soncino (Cr) è la
location dove l’artista ha intriso l’aria di una
delle stanze con la presenza di elementi uniti
da un sottile filo che percorre le creazioni:
il viaggio.
Sopra da sinistra: Miss Jaguar, tecnica mista
su tela, 150x100cm, 2019. Shining,
tecnica mista su tela, 150x100cm 2017.
A destra: Tuta C’Mon Room.
Elena, parlaci di questa esperienza… “Appena
entrati ci si trova di fronte a un letto, pezzo
originale del castello, velato da una sottile
trama bianca da cui emergono alcune
immagini dei miei lavori. Distesa sul letto,
con ai piedi due cani neri come nella migliore
tradizione dell’antico Egitto, una mummia con
una maschera dorata, impassibile e avvolta
dai paramenti più fantasiosi. Per gli Egizi
la morte era l’inizio di un viaggio nell’Aldilà,
oggi è il regno del virtuale, dove si
invischiano spesso le nuove generazioni,
i “nativi digitali”, coloro che sono nati e
cresciuti con le nuove tecnologie inscritte
nel DNA. Così, steso sul letto, quasi
imbalsamato, l’individuo sancisce la sua
presenza nel mondo tramite l’interazione
schermata del web. Ogni 24 h si rinnova la
tua storia su Instagram, o muori, inghiottito
da un buco nero. Perché confrontarsi col
mondo reale quando possiamo crearcene uno
ideale, seppur illusorio e consolatorio, un
rifugio dove creare la propria nicchia sicura,
dove vivere i rapporti con gli altri dallo
schermo? La gratificazione personale è data
dal numero di like che vengono catturati dai
post, come se il confine tra reale e virtuale
scomparisse, nell’ossessione di condividere
ogni attimo della propria vita arrivando alla
distorsione dell’amicizia, dei rapporti affettivi
e sociali provocata dalla competizione a chi
acchiappa più like o ha più amici virtuali”.
Dal soffitto pende una piñata messicana. Cosa
significa? “Ha un forte valore simbolico. La
piñata tradizionale era un vaso di terracotta
rivestito di carta colorata con la forma di una
stella a sette punte indicanti ognuna i sette
peccati capitali. Rompere la piñata bendati
rappresentava la vittoria della fede cieca e
della forza di volontà sulla tentazione e sul
male. I dolciumi all’interno della piñata erano
la ricompensa. È quindi uno dei miei tanti
feticci che ha subìto la fascinazione come
sempre dei viaggi che ho compiuto”
conclude Elena Monzo.
(Intervista “immaginaria”
ispirata dal testo
di Rebecca Delmenico).
elenamonzo.com
di
Gianbattista Bonazzoli [email protected] cell 328 3465570