DENTROCASA DICEMBRE 2019 | Page 28

profili d’arte ELENA MONZO TUTA C’MON (ZOO) ROOM Al Castello Sforzesco di Soncino un’originale creazione richiama l’illusorio confronto tra mondo reale e virtuale. Dall’antico Egitto alle nuove frontiere dei nativi digitali. A nche questa volta la fantasiosa ed eclet- tica Elena Monzo, nata a Orzinuovi (Bs) e diplomata all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, è riuscita a creare una nuova storia, dando vita ad un’ambientazione da fiaba. Il Castello Sforzesco di Soncino (Cr) è la location dove l’artista ha intriso l’aria di una delle stanze con la presenza di elementi uniti da un sottile filo che percorre le creazioni: il viaggio. Sopra da sinistra: Miss Jaguar, tecnica mista su tela, 150x100cm, 2019. Shining, tecnica mista su tela, 150x100cm 2017. A destra: Tuta C’Mon Room. Elena, parlaci di questa esperienza… “Appena entrati ci si trova di fronte a un letto, pezzo originale del castello, velato da una sottile trama bianca da cui emergono alcune immagini dei miei lavori. Distesa sul letto, con ai piedi due cani neri come nella migliore tradizione dell’antico Egitto, una mummia con una maschera dorata, impassibile e avvolta dai paramenti più fantasiosi. Per gli Egizi la morte era l’inizio di un viaggio nell’Aldilà, oggi è il regno del virtuale, dove si invischiano spesso le nuove generazioni, i “nativi digitali”, coloro che sono nati e cresciuti con le nuove tecnologie inscritte nel DNA. Così, steso sul letto, quasi imbalsamato, l’individuo sancisce la sua presenza nel mondo tramite l’interazione schermata del web. Ogni 24 h si rinnova la tua storia su Instagram, o muori, inghiottito da un buco nero. Perché confrontarsi col mondo reale quando possiamo crearcene uno ideale, seppur illusorio e consolatorio, un rifugio dove creare la propria nicchia sicura, dove vivere i rapporti con gli altri dallo schermo? La gratificazione personale è data dal numero di like che vengono catturati dai post, come se il confine tra reale e virtuale scomparisse, nell’ossessione di condividere ogni attimo della propria vita arrivando alla distorsione dell’amicizia, dei rapporti affettivi e sociali provocata dalla competizione a chi acchiappa più like o ha più amici virtuali”. Dal soffitto pende una piñata messicana. Cosa significa? “Ha un forte valore simbolico. La piñata tradizionale era un vaso di terracotta rivestito di carta colorata con la forma di una stella a sette punte indicanti ognuna i sette peccati capitali. Rompere la piñata bendati rappresentava la vittoria della fede cieca e della forza di volontà sulla tentazione e sul male. I dolciumi all’interno della piñata erano la ricompensa. È quindi uno dei miei tanti feticci che ha subìto la fascinazione come sempre dei viaggi che ho compiuto” conclude Elena Monzo. (Intervista “immaginaria” ispirata dal testo di Rebecca Delmenico). elenamonzo.com di Gianbattista Bonazzoli [email protected] cell 328 3465570