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obot per intrattenere, interagire
e persino assolvere i compiti dell’uomo.
Robot che dell’uomo hanno sempre
più le fattezze e addirittura
le attitudini: da semplici giocattoli
a preziose conquiste tecnologiche, vere
e proprie intelligenze artificiali con le
quali confrontarsi nella quotidianità.
“Io, Robotto – Automi da compagnia” è la
mostra allestita alla Fabbrica del Vapore
di Milano e visitabile fino al 19 gennaio.
È dedicata a Valentino Candiani, artista e
fotografo milanese, che in passato ne fu già
art director e che diede un contributo fonda-
mentale nell’individuazione del lato umano
delle macchine. Obiettivo? Raccontare il sogno
dell’uomo di sviluppare un suo doppio
e quindi comunicare e misurarsi con lui.
L’esposizione, curata dal giornalista Massimo
Triulzi e coprodotta dal Comune di Milano,
ospita 115 automi, suddivisi in 17 aree
tematiche su una superficie di oltre 1500
metri quadrati. In più, curiosità nella curiosi-
tà, robotica nella robotica, a fungere da voce
guida è la tecnologia di Alexa di Amazon che
risponde alle richieste dei visitatori come
autentico “cicerone” di ultima generazione.
Ma in un viaggio così affascinante tra i
tantissimi, incredibili, traguardi del progres-
so è in realtà proprio l’umanità a rimanere al
centro dell’indagine. La tematica della mostra
prende infatti le mosse da un lato da “Io,
Robot”, raccolta di racconti di Isaac Asimov
considerata il testo fondamentale della
robotica, dall’altro dalle accezioni giapponesi
del termine robot, che da strumento
prettamente meccanico diventa soggetto
Sopra a sinistra: Smoking Robot: è tra i più iconici tin-robot giapponesi realizzati in latta negli anni ’50.
Si distingue, oltre che per le notevoli dimensioni e il peso, per la singolare capacità di emettere fumo
dalle feritoie prossime alla bocca durante il suo cadenzato e regolare cammino.
In alto: Elmo: automa del celebre personaggio dei Muppet creato da Jim Henson e conosciuto in Italia
per il programma TV Sesamo Apriti. Completamente ricoperto da folto pelo rosso e sviluppato
da Fisher Price, intrattiene adulti e bambini ridendo, cantando e tenendo il tempo con la gamba.
Sopra a destra: Nuvo e Robot a molla: Nuvo, realizzato dalla giapponese ZMP, in collaborazione
con Pininfarina, è dotato di un rudimentale riconoscimento vocale. Cammina, fa capriole e danza.
Collegato ad una rete wi-fi può spedire fotografie e filmati registrati dal suo unico occhio.
Il classico Robot a molla è il simbolo di un periodo. Rigorosamente di latta, spesso costruito
con materiali di recupero, ha permesso di liberare la fantasia alle giovani generazioni
cresciute attorno alle due guerre mondiali.
“carino”, “adorabile”, capace ad esempio di
servire il tè o giocare a scacchi. La macchina
che ambisce a umanizzarsi racchiude inoltre
un tacito riferimento anche al Pinocchio di
Collodi, figura che non a caso apre la mostra:
il suo difficoltoso percorso di presa di
coscienza e di progressiva responsabilizza-
zione rivela appunto l’ardente desiderio, poi
avverato, di trasformarsi in un bambino vero.
Oltre i confini del sogno, l’uomo proietta la
sua immaginazione su un automa prestante,
collaborativo e persino in grado di suscitare
simpatia. Alle origini non era altro che un
gioco per i più piccoli, come i diffusissimi
Furby e Emiglio, ma ci sono anche i tanti
celebri robot del cinema e dei cartoni animati,
da Goldrake a Mazinga, fino a automi musicali
o a forma di cuccioli, in sostituzione magari di
quell’animale da compagnia che non può avere
accesso nella nostra casa. Ma ecco in mostra
anche autentiche pietre miliari del settore,
dagli esemplari più rumorosi ad altri silenzio-
sissimi: alcuni sono divenuti oggetti iconici
di una mitologia sui generis, come ad esempio
i simbolici robot di latta con vecchia carica
a molla, solitamente realizzati con materiali
di recupero. Contributo di certo preziosissimo
è poi quello regalato dalla fantascienza che
ha infatti anticipato con lungimiranza la
scienza anche sul fronte della robotica
da compagnia.
I robot da intrattenimento, tra riproduzioni
di star della musica e dello spettacolo e
androidi in grado di parlare, cantare,
riprodurre movimenti e catturare e inviare
immagini e video, hanno sviluppato le più
diverse abilità. Ad azionarli, disparate
tecnologie: comandi vocali, telecomandi
dedicati, bluetooth e app che consentono
un’interazione favorita anche da una sorpren-
dente carica emozionale. Robot che si
mostrano quindi sorridenti, entusiasti,
dubbiosi o arrabbiati, in una dimensione che
assottiglia straordinariamente sempre più
il divario fra automa e genere umano.
fino al 19 gennaio 2020
iorobotto.com