Dance&Culture N°5/2015 | Page 46

era rimasta lì. Emanuele lo dice e ha compiuto delle ricerche pazzesche avendo anche a disposizione il materiale della tesi. Nel libro trovo tutto e lo sfoglio con immenso piacere. Al di là di questo importante tributo cartaceo, chi è oggi Elisabetta Terabust? Sono una persona felice e me ne rendo conto guardando indietro. Il libro mi ha fatto pensare e trarre un bilancio più che positivo. Ho avuto una vita bellissima e due carriere: una come ballerina e una come direttore per tanti anni in diversi teatri. Ho degli amici straordinari e vivo a Roma. Una città che amo profondamente nonostante i suoi problemi e in un bellissimo quartiere, Campo dei Fiori. Ieri per esempio sono andata al mare per due ore. Ogni tanto faccio delle cose, leggo molto. Vado a periodi. Ce n’è stato uno in cui andavo al cinema in continuazione poi ho rallentato ma sento che devo riprendere questa abitudine. Al momento la lettura è la cosa che mi appassiona di più. E la danza? Continuo a dare lezioni quando mi chiamano per gli stages e sono giurata nei concorsi. Tre volte la settimana frequento un centro Pilates meraviglioso a due passi da casa mia dove fanno anche girotoni- ca e yoga. In salotto poi ho un grande specchio con una sbarra, che non uso normalmente ma è bello averli e se ho voglia faccio due esercizi. Ricordo che facevamo tanti spettacoli. Lui insieme a Tetley e al Festival Ballet sono le punte di diamante della mia vita di ballerina. Che rapporto ha con gli anni che passano? E l’esperienza direttiva romana, milanese, fiorentina e napoletana? Ho compiuto sessantanove anni ma dico settanta perché ormai lo sono. Devo dire che non mi rendo conto del tempo che passa e non mi ci soffermo più di tanto. Per fortuna facendo le corna mi sento bene, mi tengo in forma e mi peso tutti i giorni. Questa è un’altra delle mie manie. Lo è sempre stata. Controllo se ingrasso o dimagrisco e se aumento mi limito nel magiare. Credo però che questa ossessione sia dovuta ad una deformazione professionale. avevo prenotato un albergo a Gaeta. Ci vado ogni tanto, è vicino e con un’ ora di treno arrivo. Secondo Lei oggi in Italia ci sono compagnie valide al di fuori dei corpi di ballo? Quando ci penso dico che è stato bellissimo. Sopratutto la prima volta che sono stata alla Scala nel 1993 dopo aver diretto il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Ho avuto coraggio perché è vero quando dicono che la Scala è la Scala. Da un punto di vista umano quello che più mi è rimasto nel cuore è il periodo che ho trascorso a Napoli. Cinque anni (2002-2006 n.d.r) che non dimenticherò. E poi a me Napoli piace. Mio padre era napoletano, mia sorella pure. C’è il mare e adoro i napoletani. Fino da aprile il lunedì, il nostro giorno di riposo, andavamo a Procida a mangiare sul porticciolo ed era piacevolissimo. A Napoli ho lavorato bene malgrado le difficoltà. A dire la verità non ho visto tantissimo di recente. Sono stata ad un concorso a Mantova e sono rimasta favorevolmente sorpresa dalla qualità delle coreografie e dei ballerini, che provenivano anche da scuole private. Quella che seguo di più è la Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, sono stata direttore per tanti anni e tuttora direttrice onoraria. Laura Comi, attuale direttrice, mi invita spesso agli esami e agli spettacoli. Stando a Roma seguo facilmente la stagione di balletti dell’Opera ma mi devo organizzare per andare alla Scala a vedere la Cenerentola di Mauro Bigonzetti. Conosco Mauro fin da giovanissimo, siamo stati insieme all’Aterballetto, mi piace tantissimo. Lo trovo dinamico, fantasioso. Quali sono le persone che hanno