era rimasta lì. Emanuele lo
dice e ha compiuto delle ricerche pazzesche avendo anche
a disposizione il materiale della tesi. Nel libro trovo tutto e lo
sfoglio con immenso piacere.
Al di là di questo importante
tributo cartaceo, chi è oggi Elisabetta Terabust?
Sono una persona felice e
me ne rendo conto guardando indietro. Il libro mi ha fatto
pensare e trarre un bilancio
più che positivo. Ho avuto una
vita bellissima e due carriere: una come ballerina e una
come direttore per tanti anni
in diversi teatri. Ho degli amici
straordinari e vivo a Roma. Una
città che amo profondamente
nonostante i suoi problemi e in
un bellissimo quartiere, Campo
dei Fiori. Ieri per esempio sono
andata al mare per due ore.
Ogni tanto faccio delle cose,
leggo molto. Vado a periodi.
Ce n’è stato uno in cui andavo al cinema in continuazione
poi ho rallentato ma sento che
devo riprendere questa abitudine. Al momento la lettura è
la cosa che mi appassiona di
più.
E la danza?
Continuo a dare lezioni quando mi chiamano per gli stages
e sono giurata nei concorsi. Tre
volte la settimana frequento
un centro Pilates meraviglioso a due passi da casa mia
dove fanno anche girotoni-
ca e yoga. In salotto poi ho
un grande specchio con una
sbarra, che non uso normalmente ma è bello averli e se
ho voglia faccio due esercizi.
Ricordo che facevamo tanti
spettacoli. Lui insieme a Tetley
e al Festival Ballet sono le punte di diamante della mia vita
di ballerina.
Che rapporto ha con gli anni
che passano?
E l’esperienza direttiva romana, milanese, fiorentina e napoletana?
Ho compiuto sessantanove
anni ma dico settanta perché
ormai lo sono. Devo dire che
non mi rendo conto del tempo
che passa e non mi ci soffermo
più di tanto. Per fortuna facendo le corna mi sento bene, mi
tengo in forma e mi peso tutti i
giorni. Questa è un’altra delle
mie manie. Lo è sempre stata.
Controllo se ingrasso o dimagrisco e se aumento mi limito
nel magiare. Credo però che
questa ossessione sia dovuta
ad una deformazione professionale.
avevo prenotato un albergo
a Gaeta. Ci vado ogni tanto,
è vicino e con un’ ora di treno
arrivo.
Secondo Lei oggi in Italia ci
sono compagnie valide al di
fuori dei corpi di ballo?
Quando ci penso dico che è
stato bellissimo. Sopratutto la
prima volta che sono stata
alla Scala nel 1993 dopo aver
diretto il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma. Ho avuto coraggio perché è vero quando
dicono che la Scala è la Scala. Da un punto di vista umano
quello che più mi è rimasto nel
cuore è il periodo che ho trascorso a Napoli. Cinque anni
(2002-2006 n.d.r) che non dimenticherò. E poi a me Napoli
piace. Mio padre era napoletano, mia sorella pure. C’è
il mare e adoro i napoletani.
Fino da aprile il lunedì, il nostro
giorno di riposo, andavamo a
Procida a mangiare sul porticciolo ed era piacevolissimo. A
Napoli ho lavorato bene malgrado le difficoltà.
A dire la verità non ho visto
tantissimo di recente. Sono stata ad un concorso a Mantova
e sono rimasta favorevolmente sorpresa dalla qualità delle
coreografie e dei ballerini, che
provenivano anche da scuole
private. Quella che seguo di
più è la Scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, sono
stata direttore per tanti anni e
tuttora direttrice onoraria. Laura Comi, attuale direttrice, mi
invita spesso agli esami e agli
spettacoli. Stando a Roma seguo facilmente la stagione di
balletti dell’Opera ma mi devo
organizzare per andare alla
Scala a vedere la Cenerentola
di Mauro Bigonzetti. Conosco
Mauro fin da giovanissimo, siamo stati insieme all’Aterballetto, mi piace tantissimo. Lo trovo dinamico, fantasioso.
Quali sono le persone che
hanno