Dance&Culture N°5/2015 | Page 33

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ché iniziai a lavorare da subito facendo un breve corso per organizzatori predisposto da Romaeuropa , ma la mia scuola è stata l ’ esperienza sul campo . Sono stato soprattutto una spugna , assorbendo quanto possibile in tutti gli incontri e le occasioni che mi capitavano . Ho fatto anche degli errori , ma è anche grazie a quegli errori che oggi sono quello che sono . Tempo fa Lucio Argano m ’ invitò a tenere una lezione all ’ Università Roma Tre : ero nervoso , ma alla fine i ragazzi hanno molto apprezzato la mia esperienza . Ed è l ’ esperienza che suggerisco a tutti i giovani
Ci vogliono fiuto , contatti giusti , risorse economiche ? O cos ’ altro ?...
Quando ho iniziato non avevo né soldi , né contatti : l ’ unica cosa che avevo era fiuto e l ’ idea chiara di quello che volevo . Certo , devi essere tu stesso a delineare il tuo futuro ; bisogna anche avere l ’ abilità di cogliere le fortune che la vita ti riserva . È stato determinante l ’ incontro in palestra ad Albano Laziale ( avevo 12 anni ) con un maestro che venne solo quel giorno in sostituzione dell ’ allora mio insegnante di danza . Gli parlai timidamente del mio desiderio di fare il ballerino , fu lui che per primo mi parlò dell ’ Accademia Nazionale di Danza . Ero un ragazzo di provincia , e non avevo la più pallida idea di cosa fosse l ’ Accademia o di come dovevo muovermi ; lui mi diede il telefono del Centro di danza Mimma Testa , per potermi preparare agli esami di ammissione dell ’ Accademia . Fu importante l ’ incontro con Stefanella Testa , che mi diede i giusti suggerimenti e consigli e qualche mese dopo venni ammesso al secondo corso dell ’ Accademia . In seguito , ci furono gli studi delle materie teoriche , gli incontri con gli insegnanti . Captavo tutto quello che succedeva nel mondo della danza a Roma in quel tempo . Ero curioso . Andavo continuamente a teatro , e a studiare nelle altre scuole professionali in quanto le lezioni dell ’ Accademia non mi bastavano . Incontro dopo incontro hanno fatto la mia formazione .
Dal Suo osservatorio privilegiato per i contatti con i grandi nomi e compagnie della danza internazionale , come valuta la situazione della danza italiana ? Di cosa necessiterebbe ?
La danza italiana ha bisogno di qualità e di responsabilità . Spesso il pubblico diventa la cavia di coreografi che portano in scena lavori ancora sperimentali , non pronti per essere presentati al pubblico che si trova così a subire qualcosa che , nel peggiore dei casi , lo convince a non andare a vedere più una rappresentazione di danza . Un altro fattore che fa male alla danza è il pensiero ‘ furbo ’ di ingannare il pubblico intitolando spettacoli di danza contemporanea coi nomi dei classici : Lago dei Cigni , Schiaccianoci , Giselle , Don Chisciotte … Ben vengano le riletture dei classici da parte di coreografi geniali come Mats Ek o Matthew Bourne , lavori che hanno una loro concezione e un loro perché ; ma usare in maniera gratuita il titolo di un grande classico del balletto solo perché funga da specchietto delle allodole e riempia le sale è un danno per tutto il settore . Detto ciò , sento anche che molte realtà giovani stanno nascendo nella coreografia e che questa volge sempre più lo sguardo verso l ’ Europa e il mondo . Anche le nostre amministrazioni stanno cambiando e con il nuovo decreto il Ministero dei Beni e le attività Culturali ha finalmente iniziato a scardinare un vecchio sistema

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