Dance&Culture N°5/2015 | Page 16

Valle d’Aosta, in occasione del bicentenario di Chopin, organizzai “Eleonora Abbagnato in Chopin e la Danza”. È stato il primo gala che ho curato con Eleonora protagonista. Da allora non ci siamo più lasciati. Negli anni, insieme, avete realizzato numerosi progetti. Ce li può ricordare? Le serate dedicate ai Coreografi del XX secolo all’Auditorium Conciliazione di Roma (dove dal prossimo dicembre curerò la direzione artistica della Rassegna Tersicore); Tenera-mente, gala in omaggio alle donne di Gabriele d’Annunzio, nella casa del poeta al Vittoriale di Gardone Riviera; Eleonora Abbagnato danza per Stradivari, a Cremona, dove ha danzato tra dodici violini Stradivari, per registrare il video usato poi come finale; Eleonora Abbagnato danza per Luchino Visconti, a Villa Olmo a Como dove, in collegamento video, Eleonora danzava nelle stanze di Villa Erba la dimora della famiglia Visconti, con la specchiera e il letto del grande regista come scenografia; e poi ancora Eleonora Abbagnato e le Stelle dell’Opéra di Parigi all’Auditorium Parco della Musica di Roma. A volte le idee nascono da combinazioni magiche, apparentemente casuali, come quando la scorsa estate ero a pranzo con Ana Laguna e mentre mangiavamo sulla Spiaggia di Positano (in occasione della 42° edizione di Positano Premia la danza Léonide Massine, di cui sono alla guida da 5 anni), le proposi di chiedere al marito, il grande coreografo svedese Mats Ek, di venire a danzare a Roma. Qualche settimana dopo ricevevo una telefonata da Ana che mi comunicava che Mats aveva accettato la mia proposta! Da lì ha preso corpo l’idea di mettere insieme sullo stesso 16 palcoscenico i grandi della danza mondiale over-60 ed è nato Quartet Gala, uno spettacolo unico con, appunto, Mats Ek, Ana Laguna, Susanne Linke e Dominique Mercy, presentato lo scorso giugno al Teatro Argentina di Roma. Lo spettacolo è stato un’emozione indescrivibile: non avrei mai immaginato che un giorno avrei prodotto uno spettacolo con dei nomi leggendari come Mats Ek e Ana Laguna, miti inarrivabili persino per me fin da quando, bambino, vidi estasiato la loro Giselle. Il progetto sta continuando. Come sono nati i contatti con gli artisti internazionali che Lei ha portato in Italia? E come continuano? Cosa è richiesto, professionalmente, a chi, come lei, si occupa di produzione ad alto livello? Quale formazione e preparazione? Si avvale dell’aiuto di un team di collaboratori o fa tutto da solo? E’ richiesto tanto coraggio, tanta passione, e un pizzico di follia: questi sono gli ingredienti base del mio lavoro. Il mio team fisso oggi è di 4 collaboratori, ma sono molte le collaborazioni esterne all’ufficio: come tour manager, ufficio stampa, grafico, responsabile tecnico, ballerini, direttori di scena, macchinisti, elettricisti, sarte ecc. Non potrei mai lavorare da solo… credo molto nel lavoro di squadra e nel responsabilizzare i miei assistenti, che sempre sovrintendo da lontano. E’ giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità per poter crescere. L’organizzazione è una dote che non si acquisisce con una laurea: o ce l’hai o non ce l’hai. Sicuramente gli studi e i master sono di aiuto per avere le nozioni, ma se non hai quel ‘fuoco’ dentro, come si usa dire per un artista, non vai da nessuna parte. Nel mio caso specifico non ho preso una laurea per- Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio, con le scene e costumi di Emanuele Luzzati ph. Roselli