Valle d’Aosta, in occasione del
bicentenario di Chopin, organizzai “Eleonora Abbagnato in
Chopin e la Danza”. È stato il
primo gala che ho curato con
Eleonora protagonista. Da allora non ci siamo più lasciati.
Negli anni, insieme, avete realizzato numerosi progetti. Ce li
può ricordare?
Le serate dedicate ai Coreografi del XX secolo all’Auditorium Conciliazione di Roma
(dove dal prossimo dicembre
curerò la direzione artistica della Rassegna Tersicore); Tenera-mente, gala in omaggio alle
donne di Gabriele d’Annunzio,
nella casa del poeta al Vittoriale di Gardone Riviera; Eleonora Abbagnato danza per
Stradivari, a Cremona, dove
ha danzato tra dodici violini
Stradivari, per registrare il video
usato poi come finale; Eleonora Abbagnato danza per Luchino Visconti, a Villa Olmo a
Como dove, in collegamento
video, Eleonora danzava nelle
stanze di Villa Erba la dimora
della famiglia Visconti, con la
specchiera e il letto del grande regista come scenografia;
e poi ancora Eleonora Abbagnato e le Stelle dell’Opéra di
Parigi all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
A volte le idee nascono da
combinazioni magiche, apparentemente casuali, come
quando la scorsa estate ero a
pranzo con Ana Laguna e mentre mangiavamo sulla Spiaggia
di Positano (in occasione della
42° edizione di Positano Premia
la danza Léonide Massine, di
cui sono alla guida da 5 anni),
le proposi di chiedere al marito, il grande coreografo svedese Mats Ek, di venire a danzare
a Roma. Qualche settimana
dopo ricevevo una telefonata
da Ana che mi comunicava
che Mats aveva accettato la
mia proposta!
Da lì ha preso corpo l’idea di
mettere insieme sullo stesso
16
palcoscenico i grandi della
danza mondiale over-60 ed è
nato Quartet Gala, uno spettacolo unico con, appunto, Mats
Ek, Ana Laguna, Susanne Linke
e Dominique Mercy, presentato lo scorso giugno al Teatro Argentina di Roma. Lo spettacolo
è stato un’emozione indescrivibile: non avrei mai immaginato
che un giorno avrei prodotto
uno spettacolo con dei nomi
leggendari come Mats Ek e
Ana Laguna, miti inarrivabili
persino per me fin da quando,
bambino, vidi estasiato la loro
Giselle. Il progetto sta continuando.
Come sono nati i contatti con
gli artisti internazionali che Lei
ha portato in Italia? E come
continuano? Cosa è richiesto, professionalmente, a chi,
come lei, si occupa di produzione ad alto livello? Quale
formazione e preparazione? Si
avvale dell’aiuto di un team di
collaboratori o fa tutto da solo?
E’ richiesto tanto coraggio,
tanta passione, e un pizzico di
follia: questi sono gli ingredienti base del mio lavoro. Il mio
team fisso oggi è di 4 collaboratori, ma sono molte le collaborazioni esterne all’ufficio:
come tour manager, ufficio
stampa, grafico, responsabile tecnico, ballerini, direttori di
scena, macchinisti, elettricisti,
sarte ecc. Non potrei mai lavorare da solo… credo molto nel
lavoro di squadra e nel responsabilizzare i miei assistenti, che
sempre sovrintendo da lontano. E’ giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità
per poter crescere.
L’organizzazione è una dote
che non si acquisisce con una
laurea: o ce l’hai o non ce l’hai.
Sicuramente gli studi e i master
sono di aiuto per avere le nozioni, ma se non hai quel ‘fuoco’ dentro, come si usa dire per
un artista, non vai da nessuna
parte. Nel mio caso specifico
non ho preso una laurea per-
Lo Schiaccianoci di Amedeo Amodio, con le scene e costumi di Emanuele Luzzati
ph. Roselli