Dance&Culture N°4-5-6/2016 D&C 4-5-6-16 | Page 60

Così ti immergi in Jodorow- sky e capisci che è tempo del tuo atto teatrale. Tu che dall’età di sei anni hai trova- to nella danza la tua unica forma espressiva, il guscio in cui nasconderti, l’impen- sabile equilibrio tra rigore e liberazione; tu che l’hai in- dossata, trasmessa, raccon- tata, ma che non hai mai avuto il coraggio di perdere il controllo, mostrare chi sei, usare la tua voce, che sedici anni fa hai appeso le scar- pette perché o la perfezione o niente, eccola lì la vita che ti ghigna addosso, ma ti dà anche un’incredibile oppor- tunità di crescita. Così mi presento a Ravenna, e mentre il prestigioso festi- val premia Micha van Hoec- ke per i suoi 27 anni di colla- borazione, io lo attendo con un calice di vino e un foglio protocollo di domande, giu- sto per capire se quello che ho sempre visto, sentito, let- to e percepito su di lui siano voli pindarici o visioni strego- niche. Tra Apollo e Dioniso vince il secondo, il maestro si commuove per avergli sbir- ciato nell’anima, eppure io ho l’impressione di essermi fatta una fattura, e ci amma- liamo entrambi. Ma la macchina teatrale è stata avviata, e ritma impas- sibile verso il gran ballo fina- le. Così chiedo una clessidra, aggrappandomi a una qual- che forma di controllo, ma scomparirà dopo la prima scena; provo a travestirmi, da zingara ovviamente, ma a metà spettacolo sono già in abito lungo, tacchi, micro- fono e inutile cartellina; oso a questo punto fare la rigo- rosa giornalista, e mi ritrovo a improvvisare danze perdu- te sulle note di Tchaikovsky; studio le domande, le rag- gruppo, comprimo, taglio, semplifico, ma Micha non le 60