RESPONSABILE DI ZONA
Stefano Duili
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connesse con il ricambio stagionale
ossia il solstizio d’inverno.
L’abbondanza, la ricchezza ed addirittura lo spreco servono a propiziarsi un
anno favorevole. La profusione delle
carni farcite e dei dolci mielati - che
in una situazione di penuria rappresentavano anche una parentesi agli stenti
quotidiani - si contrappone alla normale frugalità dei farinacei e sottolinea la
separazione fra
alimento rituale
e cibo nutritivo.
I pranzi di Natale
o di Capodanno
non si risolvono
con un semplice
elenco di portate; ciò che li
rende speciali è
l’insieme delle
attenzioni che si
rivolgono loro.
Cucinare i piatti dettati dalla
tradizione, apparecchiare curando dettagli insignificanti in altri
momenti (nell’Est Europa, ad esempio,
si mette della paglia sotto la tovaglia),
fermarsi a tavola più a lungo del solito,
trasforma il pasto in banchetto rituale.
Anche i tempi dell’assunzione del cibo
non seguono i ritmi che il nostro corpo
ha imparato a considerare come naturali; ovunque, il calendario alimentare
delle feste natalizie è estenuante nel
suo alternare digiuni, funzioni religiose,
dilazioni varie e, alla fine, grandi abbuffate cui devono seguire altre privazioni.
Pure gli alimenti festivi sono extraordinari. Caratteristici del Natale sono
i pani ricchi, conosciuti già al tempo
dei Saturnali, quando vigeva l’abitudine di donare il sigillarium, un impasto
di farina impreziosito con miele e frutta secca. Da allora, lo scambio di pani
sia dolci che salati, nelle infinite varietà
presenti in tutti i paesi, è consuetudine
mai caduta in disuso; compare anzi in
molte cerimonie offertorie dirette alle
divinità, a testimoniare l’importanza
attribuita al pane
opportunamente
lavorato.
Le carni, farcite
o in crosta, sono
un’ulteriore costante dei pasti
di fine ed inizio
anno, così come
i pesci interi.
In ogni paese vi
sono particolari
regole che guidano il consumo
verso l’uno o l’altro animale: ad
esempio, in molti
luoghi l’agnello,
simbolo di Cristo,
è bandito dalle tavole natalizie. Legumi, granaglie e frutta secca indicano
il desiderio di prosperità e fecondità e
si ritrovano in tutti i menu tradizionali.
Il banchetto festivo e le offerte alimentari sono forse la parte più visibile di
tutto questo complesso rituale e certo
quella che più a lungo è sopravvissuta. La ragione di tanta fortuna sta nel
fatto che essa incorpora antichi significati in atti apparentemente banali, attraverso cui passano però, inconsciamente, da una generazione all’altra, i
fili della nostra cultura.
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