Cucinarte 24 Natale Dicembre 2013 | Seite 16

RESPONSABILE DI ZONA Stefano Duili 336 90 48 60 connesse con il ricambio stagionale ossia il solstizio d’inverno. L’abbondanza, la ricchezza ed addirittura lo spreco servono a propiziarsi un anno favorevole. La profusione delle carni farcite e dei dolci mielati - che in una situazione di penuria rappresentavano anche una parentesi agli stenti quotidiani - si contrappone alla normale frugalità dei farinacei e sottolinea la separazione fra alimento rituale e cibo nutritivo. I pranzi di Natale o di Capodanno non si risolvono con un semplice elenco di portate; ciò che li rende speciali è l’insieme delle attenzioni che si rivolgono loro.
 Cucinare i piatti dettati dalla tradizione, apparecchiare curando dettagli insignificanti in altri momenti (nell’Est Europa, ad esempio, si mette della paglia sotto la tovaglia), fermarsi a tavola più a lungo del solito, trasforma il pasto in banchetto rituale. Anche i tempi dell’assunzione del cibo non seguono i ritmi che il nostro corpo ha imparato a considerare come naturali; ovunque, il calendario alimentare delle feste natalizie è estenuante nel suo alternare digiuni, funzioni religiose, dilazioni varie e, alla fine, grandi abbuffate cui devono seguire altre privazioni.
 Pure gli alimenti festivi sono extraordinari. Caratteristici del Natale sono i pani ricchi, conosciuti già al tempo dei Saturnali, quando vigeva l’abitudine di donare il sigillarium, un impasto di farina impreziosito con miele e frutta secca. Da allora, lo scambio di pani sia dolci che salati, nelle infinite varietà presenti in tutti i paesi, è consuetudine mai caduta in disuso; compare anzi in molte cerimonie offertorie dirette alle divinità, a testimoniare l’importanza attribuita al pane opportunamente lavorato. Le carni, farcite o in crosta, sono un’ulteriore costante dei pasti di fine ed inizio anno, così come i pesci interi. In ogni paese vi sono particolari regole che guidano il consumo verso l’uno o l’altro animale: ad esempio, in molti luoghi l’agnello, simbolo di Cristo, è bandito dalle tavole natalizie. Legumi, granaglie e frutta secca indicano il desiderio di prosperità e fecondità e si ritrovano in tutti i menu tradizionali.
 Il banchetto festivo e le offerte alimentari sono forse la parte più visibile di tutto questo complesso rituale e certo quella che più a lungo è sopravvissuta. La ragione di tanta fortuna sta nel fatto che essa incorpora antichi significati in atti apparentemente banali, attraverso cui passano però, inconsciamente, da una generazione all’altra, i fili della nostra cultura. 15